Lavoro e Professioni 15 Dicembre 2022 19:24

«Diritto alle cure a rischio senza personale», le richieste dei medici in piazza a Roma. E Schillaci convoca i sindacati

A Roma significativa adesione per la manifestazione dell’intersindacale medica convocata per denunciare le sempre più difficili condizioni di lavoro dei camici bianchi stretti tra turni massacranti e stipendi tra i più bassi d’Europa. Ben 8mila camici bianchi hanno lasciato il SSN tra il 2019 e il 2021

“Salviamo il nostro Ssn, vi siete già dimenticati di noi”. È stato questo uno degli slogan più usati in Piazza Santi Apostoli a Roma dove i camici bianchi, convocati da sette sigle sindacali, sono scesi in piazza con bandiere e fischietti per manifestare tutto il loro malcontento verso condizioni lavorative sempre più difficili tra carenza di personale, turni massacranti, aggressioni, carichi di lavoro sempre più pesanti e, dall’altro lato, risorse sempre più esigue. Sullo sfondo anche la possibilità, non esclusa dai sindacati, di ricorrere all’arma dello sciopero qualora non ci dovessero essere le risposte attese.

Il messaggio dei sindacati Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil medici, Federazione Veterinari medici (Fvm), Uil Fpl e il Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria e sanitaria, ha, tuttavia, ottenuto subito un risultato perché il ministro della Salute Orazio Schillaci ha convocato le sigle sindacali al ministero per un incontro.

Sul palco anche le testimonianze delle donne del Servizio sanitario che hanno indirizzato una lettera pubblica al premier Giorgia Meloni. Come quella di Gabriella Raso, dottoressa di Reggio Emilia, che ha ricordato come «le donne rappresentano il 70% del servizio sanitario nazionale» ma che mancano serie politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro.

Sullo sfondo il tema dei tanti medici in fuga dal Servizio sanitario nazionale, ben 8mila dal 2019 al 2021, circa sette al giorno, sempre più attratti dal privato. E nei prossimi anni non andrà meglio, con le previsioni che indicano in 35mila i professionisti che andranno via dal SSN, includendo anche coloro che andranno in pensione.

Di Silverio (Anaao): «Siamo stanchi e disillusi»

«Siamo tutti stanchi arrabbiati e disillusi – ha spiegato Pierino Di Silverio, segretario dell’Anaao Assomed -. Il Ssn è ciò di più prezioso che abbiamo e dobbiamo salvaguardarlo. Il contratto è scaduto da tempo e ancora non ci convoca nessuno. Abbiamo cinque milioni di giorni di ferie non pogati. Non ci sentiamo più a casa nostra. Vogliamo anche la depenalizzazione dell’atto medico, che dev’essere un punto di partenza».

Filippi (Cgil medici): «Mettere attorno al tavolo chi ha titolarità contrattazione»

«Noi siamo arrabbiati perché non riusciamo più a fare il nostro lavoro – spiega Andrea Filippi, Segretario Cgil Medici, che dal palco ha infiammato la piazza -. Noi siamo medici del Servizio sanitario nazionale, il nostro lavoro è salvare la vita alle persone e garantire la salute delle persone e non ci riusciamo più. Chiediamo di ripartire dalle corrette relazioni sindacali: noi non chiediamo a questo governo miracoli dopo che per anni tutti i governi hanno smantellato il Servizio sanitario nazionale. Però chiediamo un segno di disponibilità per mettere intorno al tavolo tutte le organizzazioni sindacali e possibilmente non gli Ordini, non le Società scientifiche, ma chi ha la titolarità della contrattazione. Da troppi anni i governi si scelgono con chi trattare».

«Le aree su cui ci dobbiamo muovere sono molto chiare – aggiunge il segretario della Cgil medici – intanto l’organizzazione di sistema. Non si può più ragionare con ospedali e territorio. Dobbiamo fare una riforma vera del servizio socio-sanitario nazionale che parta dal territorio e prosegua negli ospedali perché gli ospedali sono una funzione del territorio e della presa in carico dei cittadini. Bisogna rendere il sistema governabile: tutti devono avere lo stesso contratto e formarsi nello stesso alveo».

Grasselli (Sivemp): «Progressiva spoliazione del SSN»

La fuga dal Sistema sanitario nazionale ha riguardato anche i medici veterinari: in 800 negli ultimi anni hanno abbandonato il pubblico. «C’è stata una progressiva spoliazione del Servizio sanitario nazionale e anche oggi non possiamo sentirci particolarmente tranquilli – spiega Aldo Grasselli, Segretario Sivemp -. Siamo qui per dirvi che la pacchia è finita. Nessun ospedale, nessuna regione garantisce effettivamente i Lea che spesso vengono affidati ai privati convenzionati. I governi non hanno negoziato con le Università i giusti fabbisogni. Il MEF è il vero padrone della sanità pubblica».

Quici (Cimo – Fesmed): «Si va verso una sanità privata»

«È una vecchia storia che si trascina da oltre dieci anni. Una storia di tagli, di riduzione dei posti letto – commenta Guido Quici, Presidente Federazione Cimo – Fesmed -. Una storia di meno medici e di una sanità sempre più povera che ci porta inevitabilmente verso una sanità privata. Ma neanche tanto verso una sanità privata integrativa ma quella privata pura dove il cittadino deve pagare in proprio tutto per curarsi. Come non vanno bene i tagli che hanno portato ai Pronto Soccorso intasati, tra poco mancheranno anche le barelle. Non vorrei che da una sanità delle cooperative, basta vedere i contratti dei medici a gettone, si arrivi a una sanità dei discount, sarebbe ancora peggio».

Vergallo (Aaroi – Emac): «Pronti ad offrire nostre proposte»

«Questa nostra manifestazione è una offerta di aiuto a una politica che si è dimostrata incapace dagli ultimi governi in poi di tenere in piedi un bene pubblico di assoluto valore svendendo al privato. Noi siamo pronti ad offrire le nostre posizioni, le uniche possibile per evitare di buttare via i soldi dei cittadini ingrassando cooperative che operano come in tempi di guerra nel mercato nero aumentando a dismisura i prezzi di professionisti che dovrebbero essere attratti da stipendi dignitosi ma anche da condizioni di lavoro sicure per i cittadini» sottolinea invece Alessandro Vergallo, Presidente Aaroi – Emac.

Anelli (FNOMCeO): «Senza professionisti non si può garantire diritto alla salute»

Solidarietà ai medici in piazza anche dal Presidente FNOMCeO Filippo Anelli che ha assistito alla manifestazione in mezzo agli altri camici bianchi. «Porto la solidarietà di tutta la professione medica e odontoiatrica – ha spiegato Anelli – perché il disagio che loro esprimono oggi in maniera così eclatante e vistosa è un disagio che viene fuori da tempo, che abbiamo più volte denunciato, a cui purtroppo non sono state date risposte di nessun genere. Oggi la finanziaria alloca 4 miliardi in più sul Fondo sanitario più circa 15 miliardi del PNRR eppure non c’è una risorsa per il personale sanitario. Se non vengono valorizzati i professionisti è difficile che questo SSN possa garantire a tutti il diritto alla salute».

 

 

 

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