Uno studio Sapienza si è posto il problema di determinare gli effetti del D.L. 78/2010 e della riduzione progressiva del prezzo medio per confezione dei farmaci di classe A sulla redditività del settore della distribuzione farmaceutica. Il commento del presidente ADF Alessandro Morra
Il taglio di remunerazione e la riduzione del prezzo medio per confezione dei farmaci di classe A, quelli per malattie croniche garantiti dallo Stato, hanno avuto un pesante impatto sul settore della distribuzione intermedia farmaceutica. Lo stabilisce nero su bianco uno studio indipendente del dipartimento di ingegneria informatica dell’Università La Sapienza di Roma, pubblicato a metà di quest’anno.
Con il DL 78 2010, convertito nella legge 122, si stabiliva il taglio di margine di remunerazione dei grossisti. Nello studio è stato analizzato oltre il 95% del fatturato della DIF in Italia e il conto è partito dal 2009, quando ancora la riforma non era in atto, fino al 2019. Calcolando così gli effetti combinati di taglio e progressiva riduzione del prezzo medio dei farmaci di fascia A.
La rideterminazione ha tagliato la quota di remunerazione dei grossisti al 3% (prima al 6,65) e portato quella dei farmacisti al 30,35%. Poi con la legge 95/2012 art 15 comma 2 è stata disposta la sostituzione del sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco con un nuovo metodo, da definirsi sulla base di un accordo tra l’AIFA e le Associazioni di categoria maggiormente rappresentative. Il termine fissato al 1 gennaio 2013 è stato prorogato più volte fino alla Legge di Bilancio 2018 che l’ha posticipato al 1 gennaio 2019. L’accordo, che doveva essere definito dal Ministero della Salute in concerto con quello di Economia non è ancora stato emanato. Con l’entrata in vigore del nuovo metodo di remunerazione, perdono di efficacia le disposizioni che prevedono l’imposizione di sconti e trattenute su quanto dovuto alle farmacie per le erogazioni in regime di SSN.
Lo studio Sapienza ha simulato l’andamento del margine guadagno per confezione in funzione della remunerazione sul prezzo al pubblico. Con il valore attuale di remunerazione previsto dal DL 78/2010 ogni confezione rimborsabile consegnata genera una perdita di 0,26 euro. Secondo gli esperti è possibile determinare il valore percentuale sul prezzo al pubblico che permetterebbe il recupero del costo di distribuzione unitario comprensivo della remunerazione del capitale investito, che dati i valori dei prezzi attuali dei farmaci rimborsabili dal SSN è pari al al 6%. Un nuovo schema di remunerazione ancora concepito come percentuale sul pp dovrebbe quindi prevedere una quota spettante ai grossisti non inferiore al 6% sul prezzo al pubblico.
Lo studio effettuato ha messo in evidenza la sostanziale erosione dei margini di redditività (operativa e netta) del campione di imprese analizzato successivamente all’introduzione nel 2010 del taglio margine grossisti previsto dai nuovi schemi di remunerazione DL 78/2010. Le cause sono quindi:
• i margini di remunerazione per i medicinali rimborsabili non sufficienti a recuperare i costi di distribuzione
• il trend decrescente del prezzo medio dei farmaci rimborsabili che ha avuto un impatto negativo indiretto sulla remunerazione
• l’incremento progressivo dei costi operativi.
Per i farmaci di classe A, la stima degli esperti è che la remunerazione dei grossisti ammonti a 248,7 milioni di euro nel 2019 analogamente si stima che il costo complessivo della distribuzione ammonti a 564,37 milioni nel 2019 (approssimativamente 1,07 miliardi di confezioni di classe A distribuite, di cui circa 232 milioni di farmaci generici). La conclusione è che per recuperare completamente tutti i costi della distribuzione la remunerazione complessiva dei farmaci di classe A dovrebbe aumentare approssimativamente di 298,72 milioni di euro (di cui 65,02 milioni attribuibili alla distribuzione dei farmaci generici).
Sanità Informazione ha raggiunto, per un commento sullo studio, il presidente di ADF (Associazione dei distributori intermedi) Alessandro Morra.
«La perdita cui si riferisce nasce da lontano e precisamente da una misura che, seppur pensata come temporanea nel 2010, non è stata mai di fatto rivista e continua a far sentire i suoi effetti negativi anche a distanza di oltre 10 anni. Effetti che si traducono in una perdita economica media di 26 centesimi per ogni confezione di classe A consegnata alle farmacie poiché, come dimostra lo Studio indipendente di Sapienza Università di Roma, i margini di remunerazione non sono sufficienti a recuperare i costi di distribuzione. Nel 2010, infatti, un provvedimento legislativo di controllo della spesa pubblica (D.L. 78/2010, convertito in L. 122/2010) ha ridotto drasticamente le quote di remunerazione sui farmaci di classe A spettanti ai Distributori intermedi portandole dall’originale 6,65% al corrente 3% (sul prezzo del farmaco iva esclusa) e rinviando a un confronto successivo, mai avviato, la revisione di questi criteri. A causa di questo taglio, la remunerazione complessiva dei Distributori è diminuita, nel decennio successivo, del 70%. Di fatto una erosione dei margini che mai come in questo periodo storico grava sui bilanci delle nostre imprese, una situazione che non è più sostenibile».
«Il recupero dei margini è condizione indispensabile per consentire alla Distribuzione intermedia di continuare ad erogare un servizio pubblico essenziale, insostituibile e di qualità, necessario ai cittadini, alle farmacie e all’industria. I bilanci aziendali sono stati finora supportati dai proventi derivanti dalla distribuzione del parafarmaco (dispositivi medici, integratori, etc.), margini tuttavia sempre più erosi dalla concorrenza dei gruppi internazionali del commercio online. Come settore vogliamo poter continuare a rafforzare e valorizzare il comparto del farmaco, ciascuno per la propria parte di competenza, dando il nostro contributo a quello che sarà il nuovo modello per la sanità futura di territorio, ma per farlo abbiamo bisogno di poter contare su uno scenario che innanzitutto ci veda parte del dialogo tra le Istituzioni e gli altri attori del comparto, e che prenda in considerazione la nostra richiesta, ormai improcrastinabile, di correggere con misure strutturali vecchi squilibri di sistema. ADF sollecita quindi una soluzione urgente e non più rinviabile. Un Ordine del Giorno della Camera, approvato nel luglio 2021, impegna il Governo a prevedere nella prossima legge di bilancio una modifica della normativa in materia di quota di spettanza sui farmaci per i distributori nonché ad introdurre, nelle more di tale modifica, strumenti compensativi a sostegno dei medesimi soggetti quali un credito di imposta su una percentuale delle spese sostenute».
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