De Cagno (FLI): «Il Disturbo dello Sviluppo del Linguaggio è la più diffusa fra le problematiche dell’età evolutiva e consiste nell’incapacità del bambino di articolare correttamente suoni e parole nelle forme lievi, fino alla difficoltà di comprensione e di manifestazione verbale di idee e sentimenti nei casi più severi. Oltre alle ripercussioni in ambito scolastico, i problemi di linguaggio possono comportare difficoltà nelle relazioni sociali e a lavoro»
«Non basta che un bambino si faccia comprendere da sua madre. Superata una certa età, di solito non oltre il secondo compleanno, deve essere in grado di pronunciare e comprendere almeno cinquanta parole e, utilizzandole, di comunicare con i suoi pari ed anche in contesti in cui siano presenti adulti estranei al nucleo familiare». A mettere in guardia i genitori italiani dal Disturbo dello Sviluppo del Linguaggio è Annagiulia De Cagno, Vicepresidente FLI, la Federazione Logopedisti Italiani.
Quando un bambino ha difficoltà ad acquisire, in assenza di una specifica causa o di una problematica potenzialmente correlata, la proprietà e fluidità del linguaggio nella lingua madre, è molto probabile che ci troveremo di fronte ad un DLD, ovvero un Disturbo dello Sviluppo del Linguaggio, meglio conosciuto in Italia come DPL, Disturbo Primario del Linguaggio. In altre parole, i piccoli affetti da questo disturbo possono avere difficoltà sia a capire quanto gli viene detto che ad esprimere a parole le proprie idee e sentimenti.
«Il DLD, in Italia, interessa circa 7 bambini su cento in età prescolare, posizionandosi al primo posto fra i disordini dello sviluppo in età pediatrica -, aggiunge De Cagno -. Chi soffre di Disturbo dello Sviluppo del Linguaggio può avere difficoltà di articolazione, elaborazione fonologica, capacità di apprendere singole parole (semantico-lessicale) e di costruire correttamente le frasi (morfosintattica). A questo si può aggiungere l’incapacità di fare un corretto uso delle parole, cioè a conversare ed utilizzare il linguaggio in relazione al contesto e all’interlocutore».
I Disturbi dello Sviluppo del Linguaggio possono presentarsi anche con estrema severità, tanto da compromettere pure il successivo progresso scolastico e il prosieguo nella vita lavorativa. «Queste difficoltà hanno ripercussioni sulla qualità della vita anche nel periodo dell’adolescenza e in età adulta – sottolinea la Vicepresidente FLI -. Dunque, non solamente a livello di percorso scolastico ma anche sociale, come evidenziano studi recentissimi. Molto spesso, infatti, si sottovaluta l’impatto che il DLD può avere successivamente sul benessere sociale ed emotivo dell’adolescente e sui problemi comportamentali che possono insorgere a scuola o nel contesto di vita quotidiana. Oltre alle ripercussioni nell’ambiente scolastico, ben conosciute, i problemi di linguaggio possono comportare difficoltà nelle relazioni sociali, in termini di condotte devianti e nell’ambito lavorativo».
È quindi importante favorire la consapevolezza che anche gli adolescenti o le persone in età adulta possono avere difficoltà di linguaggio e comunicazione. Consapevolezza da estendere a tutti i genitori, potenziali caregivers. «Il trattamento dei Disturbi dello Sviluppo del Linguaggio, in molti casi, coinvolge anche le mamme ed i papà attraverso il cosiddetto parent training. Serve una presa in carico integrata, che coinvolga tutti gli attori del percorso educativo, abilitativo e riabilitativo. Nello stesso tempo, però, questa presa in carico deve essere anche precoce, duratura e mutevole – conclude De Cagno -, ovvero potenzialmente adattabile a tutte le fasi della vita del paziente».
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