Formazione professionale, scade il triennio e un’alta percentuale di medici non è in regola con gli obblighi formativi. Dal CoGeAPS il monito: «Per chi non è in regola ci saranno problemi per partecipare ai concorsi e per lavorare in strutture sanitarie accreditate»
Il 31 dicembre finisce il triennio formativo per la formazione obbligatoria dei medici. Tante le incertezze sulle inevitabili conseguenze per chi non ha rispettato gli obblighi formativi. A fare chiarezza il CoGeAPS che gestisce i crediti formativi di tutte le 30 professioni mediche. A spiegare nel dettaglio le conseguenze del mancato aggiornamento e le novità in arrivo per il nuovo triennio interviene Salvatore De Franco, Consigliere CoGeAPS e Direttore del Servizio Formazione.
Sta per terminare il triennio per la formazione medica, in cosa incorre chi non ha concluso la formazione obbligatoria?
«Le sanzioni sono quelle previste dai codici disciplinari, per il prossimo triennio rimane l’obbligo della formazione che però si svilupperà in un modo più flessibile, più organizzato e soprattutto più vicino alle esigenze del professionista. Quindi si passa da attività di tipo convegnistico a attività che vanno a maturare competenze e specifiche capacità dei singoli professionisti, quindi attraverso la formazione sul campo e a distanza. La cosa più importante è dare all’ECM un valore positivo, ovvero un sistema che offre al professionista la possibilità di prepararsi e quindi adeguarsi soprattutto alle nuove prestazioni sanitarie»
Nello specifico, cosa succederà dopo il 31 dicembre?
«Nel momento in cui gli organi competenti andranno a valutare un professionista, prenderanno in considerazione ovviamente anche il suo percorso formativo e di aggiornamento. Dunque non mi sento di escludere dei casi in cui, come già si sta facendo in alcuni concorsi, si chieda ai partecipanti la certificazione dell’assolvimento dei crediti ECM, stessa cosa per chi vuole andare a lavorare in strutture sanitarie accreditate e convenzionate. Dunque l’aggiornamento è importante non solo nell’esercizio della professione ma anche come “presentazione” del professionista. Torna quindi il concetto che già prima ho espresso: non conta un ECM svolto solo per paura della pena, ma un ECM che valorizzi, perché la formazione potenzia le conoscenze e rende il professionista più preparato. Parliamo di una qualifica ulteriore rispetto a quella di base, il professionista oggi non può pensare di non rivedere il suo patrimonio culturale, le innovazioni sono tante e occorre continuare a studiare».