Paralizzati dalla paura di finire in Tribunale e disorientati davanti alla scelta della polizza: si chiede a gran voce l’intervento del legislatore, ma con la tutela legale completa non si rischia più nulla
Smarrimento. È il sentimento che accomuna migliaia di professionisti della sanità quando hanno a che fare con il mondo delle assicurazioni. L’obbligo, scattato a metà agosto con l’entrata in vigore della legge sulla Rc professionale, ha finito per acuire le preoccupazioni dei medici. Si sentono esposti. Esposti a rischi troppo alti e temono di essere risucchiati nel vortice del caos creatosi.
Come se non bastasse, i costi della medicina difensiva in costante crescita – secondo una recente ricerca dell’Age.Na.S. sono arrivati a 10 miliardi all’anno ed erodono il 10,5% della spesa sanitaria pubblica – rendono sempre più lampante la percezione del pericolo da parte dei camici bianchi. Lo stesso sondaggio ha indicato la “legislazione sfavorevole” tra le cause principali alla base del problema. Un motivo in più per il Governo per affrontare il tema. Soprattutto alla luce dell’ennesimo Ddl, stavolta presentato dal senatore Lucio Romano, ed il chiaro invito del presidente della FNOMCeO Amedeo Bianco, che oltre a definire “un’arma a doppio taglio l’onere della prova a carico del paziente” (sancita da una recente sentenza di Cassazione), si è messo a disposizione del legislatore.
Appare chiaro che il Governo debba intervenire. Nel frattempo i camici bianchi hanno la necessità di trovare una soluzione per non mostrare il fianco scoperto. La legge lascia infatti aperti pericolosi varchi: la stragrande maggioranza dei camici bianchi non sa, infatti, che nella polizza non è compresa la tutela penale. In più anche chi è esente dall’obbligo assicurativo è costretto a tenere le antenne dritte sul fronte della colpa grave.
Lo scenario è, in definitiva, quello di medici paralizzati dalla paura di finire in Tribunale e smarriti davanti alla necessità di adeguarsi alla legge che impone la stipula di una “idonea assicurazione per i danni derivanti al cliente dall’esercizio dell’attività professionale”. Secondo un sondaggio interno di Acoi, che rappresenta una delle categorie più a rischio – quella dei chirurghi ospedalieri – solo l’8% si dice “molto informato”, il 57% si definisce “poco o per niente informato” sulle condizioni delle polizze e il 52% “poco o per niente informato” sui costi. Qual è, dunque, la soluzione? Individuare la copertura assicurativa più adatta alla propria professione ma – tra caos, incertezze e punti oscuri – scegliere una tutela legale completa “assicura” davvero al medico quella serenità “totale” per la sua professione.