Il presidente del Co.Ge.APS racconta a Sanità Informazione i mesi appena trascorsi e anticipa il cambiamento di forma giuridica che il Consorzio avrà dal prossimo anno. E sulla riforma del sistema ECM: «Accostare a sanzioni sistema premiante, come uno sconto sui premi assicurativi»
Probabilmente, quando Enrico De Pascale lo scorso dicembre è stato eletto presidente del Co.Ge.APS non si immaginava di dover affrontare mesi così complessi e sfide così importanti. Parliamo del Consorzio che gestisce le anagrafiche e i crediti ECM attribuiti a tutti i professionisti del mondo della salute italiani. Quel Consorzio, cioè, che negli ultimi due anni si è visto inondato di richieste da parte di tutti quei professionisti sanitari che sono rientrati sotto il cappello dell’obbligo dell’Educazione Continua in Medicina con la legge Lorenzin: circa 200mila persone da iscrivere e a cui riconoscere i crediti maturati.
Il triennio formativo stava per concludersi e troppi professionisti rischiavano di non risultare in regola per colpa dei ritardi accumulati dal Co.Ge.APS, nonostante avessero acquisito il numero di crediti loro richiesto. Da lì, la decisione di prorogare di un anno la scadenza del periodo formativo in modo da consentire al Co.Ge.APS di regolarizzare la situazione e di lavorare alla riforma del sistema. Ed è qui che è arrivato De Pascale.
Un lavoro enorme dinnanzi a sé, poco tempo per portarlo avanti, risorse insufficienti per concluderlo. Nessuno poteva immaginarsi, poi, che da lì a poco sarebbe scoppiata una pandemia. Eppure, nonostante le difficoltà, ci siamo quasi. «Entro fine anno – annuncia soddisfatto De Pascale a Sanità Informazione – riusciremo ad azzerare tutte le posizioni arretrate».
«Abbiamo affrontato la questione in modo molto deciso – racconta -. Abbiamo terminato il riassetto organizzativo del Consorzio, assunto otto persone per completare l’organico, e nonostante il lungo periodo di lockdown oggi la situazione è assolutamente sotto controllo».
Una volta smaltiti gli arretrati, quindi, il Co.Ge.APS comunicherà agli Ordini la situazione formativa dei suoi iscritti: «Noi siamo i notai della situazione – spiega De Pascale -, Federazioni e Ordini sono gli unici che hanno la competenza istituzionale per certificare i professionisti che risultano in regola o sanzionare, ove dovessero intravedere la necessità di un procedimento disciplinare, coloro che non lo sono».
Bisogna ricordare, tuttavia, che il ‘bonus ECM’ che è stato riconosciuto quest’estate a tutti i professionisti sanitari ha spostato ulteriormente il termine dei trienni formativi 2014-2016 e 2017-2019 al 31 dicembre 2021. Chi non dovesse risultare in regola, quindi, ha ancora tempo per recuperare. Poi, ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2022 per accumulare i 100 crediti ECM previsti per il triennio in corso.
Per il momento, dunque, il Presidente del Consorzio non si sbilancia sui numeri: «In merito al conseguimento dell’obbligo formativo la situazione è assai eterogenea. Inoltre siamo in attesa di alcuni dettagli operativi che abbiamo richiesto alla Commissione ECM. Quel che è certo – specifica De Pascale – è che tutte le professioni della sanità debbano indistintamente fare uno sforzo supplementare per soddisfare l’obbligo formativo. Ma altrettanto sicuramente l’obbligo formativo sarà più facilmente raggiunto se ad un mero meccanismo sanzionatorio in caso di mancato conseguimento di tutti i crediti ECM si potesse aggiungere un sistema premiante».
Specifica la proposta di De Pascale: «Dei premi potrebbero essere previsti per esempio per quel che riguarda il sistema delle assicurazioni professionali. Si potrebbe ragionare con il mondo delle assicurazioni affinché venga dato il giusto peso all’attività formativa, che sicuramente contribuisce alla quantificazione dei premi rispetto all’area del rischio di natura professionale». In altre parole, visto che chi si aggiorna rischia di meno, e fa quindi correre meno rischi all’assicurazione, dovrebbe poter pagare un premio più basso.
Un auspicio, questo, che De Pascale ritiene possa essere «di interesse di tutte le anime del settore che compongono la Commissione ECM. Poi – aggiunge – spetterà ai tecnici e al Ministero della Salute individuare il meccanismo premiante più adatto».
«L’obiettivo è comune – specifica il Presidente Co.Ge.APS -: assicurare la migliore formazione possibile ai professionisti della sanità». Ambizione condivisa anche dai provider che organizzano i corsi di formazione: riuniti in un’associazione, hanno più volte chiesto di poter prender parte alla Commissione ECM per contribuire alla riforma del sistema: «I provider – risponde De Pascale – fanno ovviamente parte di diritto del mondo della formazione. Non fanno parte della Commissione per previsioni di legge ma, potranno far parte della Consulta che verrà convocata a breve in modo da poter dare il loro indiscutibile contributo per il raggiungimento di quello che è e rimane un obiettivo comune».
Voltando lo sguardo al futuro, quindi, impossibile non pensare a cosa succederà dopo il 31 dicembre, quando è prevista la naturale scadenza statutaria del Consorzio: «Le Federazioni delle professioni sanitarie, che ne sono i soci, stanno già lavorando alacremente sia per individuare una nuova forma giuridica che per dare un ulteriore termine alla vita dell’organismo. Ma di una cosa sono assolutamente certo – conclude De Pascale -. Le professioni sanitarie non intendono minimamente abdicare al loro ruolo di governo del sistema, quindi la mission del Consorzio avrà lunga vita».
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