Il Segretario FNOMCeO: «Sempre più frequenti le situazioni nelle quali i percorsi formativi dei professionisti vengono presi in considerazione nei procedimenti giudiziari ed addirittura nelle polizze assicurative. Non è questo l’aspetto che più mi appassiona, ma chi lo ignora rischia di venirne travolto»
Dott. Bovenga, lei è stato recentemente eletto Segretario della FNOMCeO: un ruolo importante e impegnativo. Considerato che il prossimo anno scade l’attuale rappresentanza e che eredita un periodo pregresso di attività svolte o avviate, quali sono quelle che a suo avviso devono essere prioritariamente concluse e quali possono essere affidate alla futura gestione?
«In effetti si tratta di una eredità che mi è nota in quanto, come componente del Comitato Centrale in carica, ho condiviso il percorso politico ed operativo di chi mi ha preceduto. Quindi il mio impegno si inserisce nel solco della continuità ed in quello della squadra anche se, come è naturale, non mancherò di dare il mio personale contributo. Trattandosi dell’ultimo anno di consiliatura credo sia necessario concentrare l’attenzione su alcune questioni che, probabilmente, potranno essere portate avanti anche dal prossimo Comitato Centrale se il tempo a disposizione non ci consentirà di raggiungere gli obiettivi prefissati. Tra questi includerei un impegno importante della FNOMCeO nel sollecitare una decretazione per l’applicazione omogenea nelle Regioni di quanto previsto dalla legge Gelli-Bianco in merito alle norme di sicurezza del paziente e per l’attivazione degli strumenti di prevenzione e gestione del rischio clinico. Infatti ai medici, ed agli operatori sanitari in genere, deve interessare maggiormente la prevenzione degli errori e dei danni piuttosto che le problematiche, pur importanti e complesse, connesse al risarcimento. Tra le altre questioni da portare avanti ricordo il tema della sicurezza degli operatori sanitari, troppo spesso vittime di aggressioni, non solo verbali, e la questione delle condizioni di lavoro dei medici, troppo spesso stretti tra burocrazia, carenze di organico, modalità organizzative non sempre idonee ad assicurare un dignitoso esercizio professionale anche in ragione di forme di lavoro troppo spesso precario».
Abbiamo avuto nel recente passato l’opportunità di intervistarla in materia di formazione continua (ECM). Il suo ruolo di Presidente del Co.Ge.A.P.S. comporta una valutazione della materia complessiva in quanto il Consorzio comprende tutte le professioni sanitarie, non solo i medici. La recente decisione di acquisire i crediti formativi in forma flessibile, rispetto alle precedenti indicazioni, quasi “aperta” alle necessità del professionista sanitario, sotto l’aspetto dell’effettivo aggiornamento continuo non pensa che quest’ultimo possa essere superato visto che, per esempio, si possono acquisire crediti formativi anche in un solo anno e considerarsi così aggiornato anche per i due anni successivi al primo? In questo caso “l’aggiornamento continuo” non ritiene venga superato?
«L’aggiornamento resta continuo, talmente tanto che inizia sui banchi dell’università e spesso non cessa neanche con la pensione. E’ vero che la CNFC ha eliminato i paletti dei limiti minimi e massimi annuali, forse necessari in un sistema ancora da rodare. Ora la CNFC si rivolge ad un sistema maturo ed a professionisti maturi, affidando alla loro responsabilità la possibilità di programmare l’aggiornamento in relazione ai propri bisogni. Accade a tutti quando si passa dall’età dell’adolescenza a quella adulta: ci assumiamo responsabilità e ne rendiamo conto, prima di tutto a noi stessi».
La proroga inserita dalla Commissione nazionale per acquisire crediti formativi durante l’anno in corso utili per il triennio passato – nel caso in cui il professionista non avesse soddisfatto il debito formativo (150 c.f.) – ha avuto uno sviluppo in merito alle modalità attuative per far sì che i crediti acquisiti nel 2017 vadano a sanare quelli ancora non completati?
«Questa opportunità segue la stessa filosofia che indicavo prima: quella di un rapporto non costrittivo tra la CNFC ed i Professionisti. Intanto il parametro da prendere in considerazione è il debito formativo individuale (che non è necessariamente di 150 crediti ECM) e di questo è recuperabile fino al limite del 50%. Pertanto solo a chi non ha completato il percorso viene offerta questa possibilità, chi invece ha svolto meno del 50% della formazione che avrebbe dovuto non potrà sanare la propria posizione. Ovviamente i crediti ECM conseguiti nel 2017 e portati per competenza nel triennio precedente (previa richiesta del professionista al Co.Ge.A.P.S.) non potranno valere per il triennio in corso e quindi vanno considerati eventualmente aggiuntivi rispetto al debito formativo del triennio 2017-2019».
Tra le iniziative più interessanti che sono state avviate dalla Commissione nazionale per la formazione continua, citiamo il Dossier Formativo. Anche il Co.Ge.A.P.S. ci risulta aver avviato un sistema che imposta, in favore del professionista sanitario che intende utilizzarlo, una modalità per la sua programmazione. Le risulta utilizzato il nuovo strumento da parte dei professionisti sanitari? Nel caso, quali professioni lo utilizzano e quali sono i numeri?
«Il Dossier Formativo, dopo il periodo sperimentale, va finalmente a regime in questo triennio. Il Co.Ge.A.P.S. è la piattaforma da utilizzare per la programmazione del dossier accedendovi con propria username e password. Per il momento non sono ancora tantissimi (rispetto alla platea potenziale) i professionisti che lo hanno programmato ma è anche vero che non c’è ancora una adeguata informazione in proposito e quindi sono ancora molti i professionisti che non sono a conoscenza di questa opportunità. A breve sarà diffuso un tutorial ed un video che aiuteranno a conoscere il dossier e le modalità di uso».
Dalle relazioni che si sono succedute in occasione del Convegno a Roma (“Le professioni sanitarie ed il sistema ECM tra presente e futuro”) abbiamo notato che esistono ancora aree di professionisti che si aggiornano poco e, spesso, acquisendo crediti formativi a fronte di partecipazione a corsi ECM poco appropriati rispetto all’attività svolta. Ciò rende evidente la differenza con i professionisti sanitari che, invece, si aggiornano e lo fanno frequentando attività formative che arricchiscono il loro bagaglio culturale e professionale. Come pensa si possa superare questa, ormai consolidata, realtà in favore di una partecipazione fattiva che arricchisce le capacità del singolo e sostiene e fa crescere le attività di gruppo nelle organizzazioni sanitarie? Ritiene si possano prospettare interventi tali da incentivare una partecipazione veramente formativa? Nel caso, quali potrebbero essere?
«La formazione restituisce (spesso con gli interessi) le risorse impiegate quando essa genera cambiamenti, nelle competenze tecniche ed in quelle non tecniche; quando modifica comportamenti; quando amplia il recinto della sicurezza delle cure e migliora le performance. Che poi in sanità non sono altro che gli esiti delle nostre cure. Quando ciò accade, un euro speso in formazione è sempre speso bene. Ci sono alcuni studi che cercano di mettere in correlazione le performance dei professionisti con i loro percorsi formativi e di aggiornamento. Tutto il tema della formazione e dell’aggiornamento richiede un percorso culturale importante, sia dal punto di vista metodologico ma anche dal punto di vista culturale, prevedendo di valorizzazione i professionisti che si aggiornano, spesso superando molte difficoltà di carattere economico ed organizzativo. Credo che il sistema debba continuare a puntare, ed a mio avviso lo sta già facendo, sulla valorizzazione dei comportamenti virtuosi piuttosto che inseguire e perseguire coloro che per il momento si pongono ai margini del sistema formativo».
Un’ultima domanda. La legge Gelli-Bianco sulla responsabilità professionale definisce un ruolo significativo per quanto riguarda i compiti che il medico deve svolgere per superare eventuali contenziosi e per affrontarli con più strumenti. Dal suo punto di vista quali sono gli aspetti immediatamente operativi del provvedimento e quali quelli che necessitano ancora di un’implementazione?
«Sono immediatamente operativi la responsabilità extracontrattuale per i dipendenti e quella contrattuale per le strutture, con tutto ciò che questo comporta. Ma vorrei ricordare anche che sono sempre più frequenti le situazioni nelle quali i percorsi formativi dei professionisti vengono presi in considerazione nei procedimenti giudiziari ed addirittura nelle polizze assicurative. Non è questo l’aspetto che più mi appassiona ma chi lo ignora rischia di venirne travolto».