Il Vicepresidente dell’Ordine di Catania, Antonio Biondi: «Non sono pochi i colleghi in ritardo con l’obbligo. Dialogo aperto con le istituzioni per il rispetto della legge»
C’è una data, quella del 31 dicembre, cerchiata in rosso sul calendario perché segna la scadenza del triennio ECM 2014-2016. Da una parte ci sono i medici, a quanto risulta in molti casi indietro con i crediti, e per questo chiamati ad un’affannosa rincorsa. Dall’altra parte le istituzioni delle categorie, impegnate sia a svolgere i compiti di verifica sia a raccogliere gli input della categoria per rivedere un sistema formativo i cui scricchiolii rappresentano, ormai, campanelli d’allarme. Nelle ultime settimane si è fatto largo il progetto CPD (Continuous Professional Developement), che varcando le segrete stanze della Commissione Nazionale ECM in cui era al vaglio, ha avviato un nuovo confronto sul tema. Un tema al centro anche del recente appuntamento romano incentrato sulla chirurgia dove insieme a sostenibilità, innovazione, etica e tutela legale si è discusso anche dell’aggiornamento ECM. Importante la presenza di rappresentanti anche degli OMCeO, vere e proprie “sentinelle” della formazione continua con il loro strategico ruolo di raccordo tra i professionisti e le istituzioni preposte. Presente all’Auditorium Parco della Musica, Antonio Biondi, vice-presidente dell’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Catania, nonché consigliere del CNU (Consiglio Nazionale Universitario), ha offerto una interessante chiave di lettura della questione ECM.
Siamo alla scadenza del triennio 2014-2016 e si va verso il nuovo triennio con la prospettiva di diverse novità senza aver però ancora un quadro preciso, dal punto di vista numerico o di percentuale, dei medici in regola con l’obbligo formativo.
«Sì, credo che questa sia un po’ la nota dolente. In realtà non so fornire percentualmente un dato, però i medici che non hanno portato a buon fine non sono pochi. Noi Ordini dovremmo fare chiarezza su questo e fare “un richiamo” agli assistiti affinché si mettano in regola. Non vogliamo essere punitivi perché non è questo lo spirito, però è giusto che se c’è una legge venga rispettata».
Avvierete anche un momento di confronto con le istituzioni proprio per dare la possibilità a tutti di mettersi in regola?
«Sì, io credo che questo sia un passaggio importante, con gli OMCeO da una parte e le istituzioni dall’altra. Bisogna trovare il punto di congiunzione affinché tutti gli iscritti ai vari Ordini si mettano in regola per questo triennio e chiudere, dunque, questa pagina e guardare al futuro del prossimo triennio».
Da più parti, a cominciare dai pazienti, si chiede maggiore trasparenza sull’aggiornamento dei medici. Tra le proposte anche quella di esporre i crediti acquisiti negli studi medici, negli ambulatori, negli ospedali.
«Questo è da vedere e sarebbe una novità forte. Credo, però, che su questo si debba andare con piedi di piombo. Trasparenza sì, ma nel modo giusto per evitare che si producano messaggi fuorvianti: non è detto che il medico che abbia fatto tutti i suoi 150 crediti sia poi il più aggiornato. Insomma, prima di esporre questa medaglia, dobbiamo capirne il reale valore».