«Il tema – spiega Roberto Stella, membro del Consiglio nazionale della FNOMCeO – al di là dei crediti e al di là dei numeri, per noi come Ordine e come professione, è quello della qualità delle cure»
L’aggiornamento professionale tiene banco nel dibattitto all’interno del mondo medico. In occasione degli Stati generali della professione medica a Roma abbiamo raccolto la voce del presidente OMCeO di Varese e membro del Comitato Centrale FNOMCeO, Roberto Stella, che si dice convinto della necessità di una «maggiore responsabilizzazione del medico» per risolvere la scarsa attenzione dei camici bianchi riguardo l’adempimento degli obblighi di legge in tema ECM.
Si è parlato molto in questi giorni dell’aggiornamento professionale dei medici. 2 medici su 10 non si aggiornano, cosa si potrebbe fare per migliorare?
«Questo è un tema che sicuramente ci tocca molto molto da vicino, come Ordine e come Federazione. Certamente il problema dell’aggiornamento professionale è un tema sul quale da tanto tempo lavoriamo. Il cambiamento si è avuto nell’introduzione del percorso di accreditamento professionale e quindi del raggiungimento di obiettivi formativi legati anche all’acquisizione di crediti. Quindi questo aspetto, se si vuole un po’ formale, ha messo in crisi il sistema. Tenendo conto che per molti medici l’aggiornamento di fatto si realizza nella professione, con i lavori di tutti i giorni e si realizza sul campo. Oggi noi ci troviamo di fronte ad una necessità di trasferire anche altro tipo di competenze utilizzando altri strumenti, quello dell’aggiornamento attraverso i corsi, attraverso la formazione a distanza, attraverso le simulazioni ecc. Credo che il grosso lavoro sia quello di intervenire su una maggiore responsabilizzazione del medico rispetto alle necessità della propria formazione. Anche perché il tema, al di là dei crediti e al di là dei numeri, di fatto per noi come Ordine e come professione è quello della qualità delle cure. Quindi per noi oggi spingere i medici ad aggiornarsi, a rispettare questo tipo di norme, ma soprattutto a vivere l’aggiornamento come un momento fondamentale della professione vuol dire anche cercare di garantire una miglior qualità ai cittadini. Quindi lavoreremo sia sui percorsi di formazione, sia sulla sensibilizzazione e l’incentivazione dei medici, sia anche nel creare condizioni perché questo aggiornamento possa essere realizzato in maniera più facile».
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Esporre il certificato dell’aggiornamento professionale può essere una soluzione, soprattutto per tranquillizzare quei pazienti preoccupati di essere curati magari da un professionista non più aggiornato?
«Guardi sinceramente io in questo momento ho qualche difficoltà a considerare che il certificato di acquisizione dei crediti corrisponda alla qualità professionale. Sono molto critico su questo, perché probabilmente quello che va fatto è un cambiamento nell’idea di formazione, nei percorsi che i medici fanno per accreditarsi sotto il profilo delle competenze e delle capacità professionali. Credo che non sia quello il tema, probabilmente potremmo avere dei medici certificati ma poco preparati professionalmente p dei medici non certificati di grande capacità. Io credo vada fatta un’inversione di tendenza. Oggi a mio giudizio il tema forte è quello di lavorare sulla valutazione della qualità della formazione e soprattutto sulla valutazione degli esiti della formazione, cioè qual è poi il risultato degli esiti formativi. Quindi forse introdurre dei criteri per la valutazione dei professionisti, come succede in altri paesi dove l’accreditamento non è tanto misurato solo sull’acquisizione di un certo numero di crediti formativi, ma sull’acquisizione di competenze verificate. Quindi io lavorerei più su quello: qualità della formazione e valutazione degli esiti».