Dopo le lettere del Cogeaps alle Federazioni (trasmesse poi agli Ordini), i principali esponenti della sanità ribadiscono ai propri iscritti l’importanza di farsi trovare in regola alla scadenza del triennio
La scadenza del triennio formativo ECM si avvicina sempre di più. Mancano infatti poco più di due mesi per accumulare i crediti formativi necessari per completare il proprio fabbisogno ed evitare di incappare in sanzioni e importanti problematiche relative all’aspetto assicurativo. Da qui l’invito dei principali esponenti del mondo sanitario a tutti i propri iscritti a darsi da fare per colmare, se ancora non è stato fatto, il gap tra i crediti già raccolti e quelli necessari.
Il Presidente della Federazione nazionale ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli, lancia un nuovo appello a tutti i camici bianchi affinché si facciano trovare in regola con il fabbisogno di crediti in vista della prossima, imminente scadenza. «Il numero dei medici che ad oggi sono certificabili è aumentato sensibilmente – spiega Anelli –. Se pensiamo ai risultati di due trienni fa e pensiamo ad oggi, credo che siano notevolmente migliorati. Che cosa bisognerà fare oggi? Abbiamo una norma che dal prossimo triennio condiziona la formazione al raggiungimento di almeno il 70% degli obiettivi per poter continuare ad usufruire della copertura assicurativa».
Da questo punto di vista, Anelli è convinto che oggi la professione si possa esercitare attraverso due sistemi: il primo «è l’abilitazione all’esercizio professionale», il secondo è «la certificazione delle competenze». Quest’ultima «risulta un requisito essenziale, senza il quale ovviamente si hanno delle penalizzazioni. Una delle penalizzazioni, prevista dalla legge, è proprio questa, cioè la perdita della copertura assicurativa se non si raggiunge il 70% del proprio fabbisogno formativo».
Di recente, il Cogeaps (Consorzio gestione anagrafica delle professioni sanitarie) ha inviato lettere a tutte le federazioni con l’elenco dei professionisti che ancora non risultano in regola con l’obbligo formativo. Le varie federazioni hanno a loro volta girato gli elenchi agli Ordini provinciali. Ovviamente, anche l’OMCeO di Milano è tra questi: «Devo ammettere che le percentuali di medici inadempienti e senza neppure un credito si sono ridotte in maniera importante – puntualizza il Presidente Carlo Roberto Rossi – però purtroppo ci sono ancora molti colleghi che non sono certificabili».
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Rossi aggiunge poi che «il triennio in corso sarà oggetto di riflessione soprattutto nei confronti di chi non ha conseguito un minimo di formazione, ma io sono convinto che il sistema ECM debba essere premiante. Se un medico realizza tutti i crediti e addirittura li supera deve avere degli incentivi ed essere riconosciuto come un professionista meritevole, non al contrario per cui se non li fa viene punito. Sono per una funzione educativa degli Ordini nei confronti dei professionisti», conclude Rossi.
Dopo la lettera che il Cogeaps ha inviato alle varie federazioni con la situazione formativa di ogni professionista iscritto, la Presidente della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), Barbara Mangiacavalli, fa il punto della situazione per quanto riguarda il programma formativo ECM, in scadenza il prossimo 31 dicembre. «La fotografia che ci ha consegnato il Cogeaps – spiega – in parte la aspettavamo. Confidavo potesse essere migliore ma rispecchia questi anni. Nel senso che il programma nazionale di formazione continua in medicina è stata un’intuizione importantissima, nata con la riforma Ter del decreto legislativo 229 e poi perfezionata negli anni, con un presupposto scientifico. Quello che le conoscenze scientifiche e tecniche si modificano e perdono di efficacia più o meno del 50% ogni 10 anni. Quindi un professionista laureato da 20 anni dovrebbe rinfrescare il 100% delle proprie conoscenze».
La Presidente Fnopi parla poi della questione assicurativa, ormai legata a doppio filo con quella della formazione ECM: «Tra gli infermieri c’è ancora poca consapevolezza della necessità di dover essere assicurati: la legge 24 del 2017 è una legge importante, che ha modificato l’assetto e il contesto. Il fatto di essere tornati nell’alveo della responsabilità extracontrattuale ha degli elementi positivi, ma è stato un po’ travisato perché sembra che un infermiere pubblico dipendente possa non avere una polizza assicurativa. Non è così». Bisogna insomma «far capire a tutti i nostri colleghi il quadro, per comprendere che è bene avere nel proprio zaino questa formazione, onde evitare di incorrere in questa possibilità che di certo le compagnie assicurative applicheranno, ovvero non coprire il sinistro se un professionista non ha acquisito almeno il 70% dei crediti», conclude.
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