Secondo l’Associazione nazionale Educatori professionali «il comma 275 permette l’esercizio senza obbligo di iscrizione ad Albi o registri. Rischia così di essere vanificato il riconoscimento di quelle professioni normate e ordinate dalla Legge 3/2018 articoli 4 e 5»
L’Anep (Associazione nazionale Educatori professionali) presieduto da Nicola Titta, in pieno accordo con il Conaps e la Fno, ritiene importante sollevare «un altro grande problema nella Legge Finanziaria, quello rappresentato dal Comma 275 che estende l’ambito di attività sociosanitarie al mondo dei professionisti del sociopedagogico».
La norma, spiega un comunicato, «modifica quanto contenuto nel comma 594, art. 1, della legge di bilancio 2018 (L. 205/2017). Viene dettata una condizione di esercizio in un ambito, quello dei presìdi socio-sanitari e della salute, che fino ad oggi erano riservati a figure normate e riconosciute, anche la riserva del lavoro educativo che fino ad oggi era prerogativa dell’Educatore professionale viene modificato consentendo al sociopedagogico di esercitare limitatamente agli aspetti educativi. Emendamento introdotto con l’artefatto ingannevole di conseguire con esso, risparmi di spesa. Così come formulato consente a tutta una serie di figure che ad oggi non sono state ricomprese, né riconosciute come figure professionali della salute, di poter esercitare e rimanere nell’ambito sociosanitario in forza a servizi accreditati o in integrazione sociosanitaria. Permette l’esercizio senza obbligo di iscrizione ad Albi o registri. Rischia così di essere vanificato il riconoscimento di quelle professioni normate e ordinate dalla Legge 3/2018 articoli 4 e 5. Tali operatori attualmente non appartenenti alle professioni riconosciute e abilitate all’esercizio sono chiamati a svolgere attività riservate alle figure già normate di prevenzione, assistenza, cura o riabilitazione, in base alla legge 10 agosto 2000, n. 251 e al D.M. 29 marzo 2001 del Ministro della sanità».
«Il comma- conclude la nota- sembra funzionale all’emersione del fenomeno più che alla regolarizzazione delle professioni, creerà un effetto domino nel sistema salute se non vengono immediatamente apportati correttivi sui requisiti di base fondamentali per l’esercizio professionale: riconoscimento dei titoli, riqualifica e abilitazione».