L’appello alle istituzioni: «La classe politica provveda a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono ad alcuni professionisti di iscriversi all’Ordine e di esercitare in maniera libera»
Aiuta una persona disabile ad acquisire la massima autonomia di cui è capace. Sostiene un bambino, con un passato fatto di abusi o trascuratezze, nella sua crescita personale. Assiste un anziano non più autosufficiente. Cosi, l’educatore professionale accompagna gli individui, in diverse fasi della loro vita, lungo un percorso sia abilitativo che riabilitativo, “tenendoli per mano” fin quando necessario.
«Un esercito di circa 60 mila professionisti – ha affermato Nicola Titta, presidente dell’Anep, l’Associazione Nazionale Educatori Professionali – che sin dal 1950 prende in carico le persone e tutti gli aspetti funzionali della loro vita».
Ma se la cifra degli educatori professionali che operano in Italia è, per ora, solo una stima, presto ci si potrà basare su un censimento certo. Da quest’anno, infatti, gli educatori professionali, come molti altri professionisti sanitari, hanno l’obbligo di iscriversi all’ordine di competenza. A stabilirlo uno dei decreti attuativi della legge 3/2018 sulla riforma degli ordini professionali e le sperimentazioni cliniche, meglio conosciuta come legge Lorenzin.
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Ma anche quando le iscrizioni saranno terminate, all’appello finale potrebbero mancare molti professionisti: «Non tutti gli educatori professionali – ha spiegato il presidente Titta -, pur lavorando da tempo, in ambiti pubblici o privati, possono iscriversi all’Ordine. È il caso dei laureati in Scienze dell’Educazione – ha specificato il presidente Anep – il cui titolo (secondo i requisiti previsti dalla legge attualmente in vigore) non è ritenuto abilitante all’esercizio della professione».
Meno di un anno fa, la legge Iori – dal nome dell’onorevole promotrice Vanna Iori – aveva riconosciuto la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico a chi consegue un diploma di laurea nella classe di laurea L-19 (Scienze dell’educazione e della formazione ) e quella di educatore professionale socio-sanitario a chi consegue un diploma di laurea abilitante nella classe di laurea L/SNT/2 (Professioni sanitarie della riabilitazione).
Intanto, nonostante alcune difficoltà, così come previsto dalla legge, «l’Ordine è già attivo e operativo – ha aggiunto il presidente Anep -. Dal primo luglio di quest’anno sono cominciate le iscrizioni. Nel 2019, poi, saranno costituiti i cosiddetti albi professionali che andranno ad implementare l’Ordine già funzionante».
E cosa accadrà a quegli educatori professionali finiti nel limbo? «Su questo – ha assicurato Titta – ci stiamo già mobilitando. Sarà necessario rimuovere tutti gli ostacoli che attualmente impediscono a questi professionisti di iscriversi all’Ordine e di esercitare in maniera libera. Professionisti che già lavorano nel settore da svariato tempo e che, in molti casi, sono anche vincitori di concorsi pubblici. Ci si aspetta quindi che la politica prenda i giusti provvedimenti per aiutare tutte queste persone. Laddove ciò non accadesse – ha concluso il presidente Anep – sarebbe un vero disastro».