Spetterà alla Società scientifica Italian Resuscitation Council formare istruttori certificati per Emergency in grado di portare anche in paesi economicamente arretrati i metodi più avanzati per l’assistenza di pazienti in condizioni di emergenza-urgenza
Gestire situazioni di emergenza urgenza in paesi coinvolti in guerre, o pandemie e segnate dalla povertà è una sfida che medici e operatori sanitari di Emergency affrontano quotidianamente. Per agire in questi contesti nel miglior modo seguendo le tecniche più avanzate, è stato siglato un accordo con Italian Resuscitation Council (IRC). Spetterà dunque alla società scientifica esperta di rianimazione cardiopolmonare, accreditata dal Ministero della Salute, formare il personale sanitario locale e di Emergency su quelle che sono nuove tecniche e metodi per salvare un paziente in una situazione di emergenza – urgenza.
«Faremo formazione agli operatori di Emergency, ma in particolare certificheremo i sanitari locali – spiega Samantha Di Marco, coordinatrice del comitato formazione di IRC -. Nella recente revisione delle linee guida della rianimazione cardio polmonare si è posta infatti attenzione alla necessità di incrementare, anche nei paesi a basso reddito, la formazione di personale in grado di praticare la rianimazione cardio polmonare per garantire una maggiore sopravvivenza dei pazienti. Il nostro sogno, condiviso con Emergency, è di salvare il maggior numero di persone, in caso di arresto cardiaco. Per questo, faremo in modo che anche i sanitari locali possano avere una formazione allineata alle linee guida internazionali».
Il protocollo di intesa, siglato da Emergency e IRC, avrà la durata di tre anni. «Il nostro obiettivo è riuscire a declinare all’interno delle diverse culture e risorse disponibili, una formazione all’altezza per superare le differenze presenti – puntualizza la dirigente di IRC – perché oggi avere un arresto cardiaco in occidente, ha un esito spesso differente rispetto a quello di un paese nel sud del mondo».
Prima tappa di questo viaggio, che partirà a novembre, sarà il Sudan nell’ospedale cardiochirurgico, per proseguire, successivamente, con Uganda e Afghanistan. «Insegneremo la rianimazione cardiopolmonare nel paziente adulto e pediatrico e quindi, a seconda del progetto che andremo a supportare, verranno fatte le modifiche del caso. I formatori di IRC lavoreranno a questo progetto a titolo gratuito – tiene a precisare Di Marco -. Insegneremo a monitorare il paziente affinché si possano cogliere quei campanelli di allarme che mettono a repentaglio la sua vita e cercheremo, insieme, di produrre nuove evidenze scientifiche su quanto la formazione di buona qualità possa aumentare la sopravvivenza nei paesi a basso reddito».
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