All’Università Milano Bicocca nasce il primo master in Medical Humanities e Narrazione in Medicina rivolto ai professionisti della sanità per costruire relazioni empatiche con pazienti e familiari
Il successo di una cura dipende molto dall’empatia che si instaura tra medico e paziente. Lo dicono le statistiche, infatti, un rapporto empatico efficace tra medico e paziente aumenta fino al 40% l’efficacia delle cure, migliora l’aderenza terapeutica e diminuisce di quattro volte il rischio di effetti collaterali e ricoveri.
Dati significativi che hanno spinto tre docenti, non a caso donne, a progettare un Master di 1° livello in Medical humanities e Narrazione in Medicina presso l’Università Milano Bicocca. Sono Maria Grazia Strepparava docente della scuola di Medicina e Chirurgia, psicologa e responsabile di psicologia clinica della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza ; Micaela Castiglioni, del dipartimento di Scienze della Formazione e Cristina Riva Crugnola del Dipartimento di Psicologia dinamica che hanno deciso di puntare sull’aspetto relazionale, unendo a solide competenze nella cura, la capacità di costruire relazioni empatiche con pazienti e familiari.
«Se si guardano le ricerche, le valutazioni dicono che le donne tendono ad essere un poco più empatiche degli uomini – spiega Maria Grazia Strepparava – il processo di empatia è fatto di diverse fasi, c’è una empatia cognitiva che è la nostra capacità di capire i contenuti della mente dell’altro; c’è una empatia affettiva che è la capacità di risuonare con i segnali emozionali degli altri e poi c’è la necessità di trasformare in azioni adeguate ed appropriate ciò che abbiamo compreso dell’altro cognitivamente ed emotivamente. Quindi dobbiamo lavorare per migliorare la comprensione delle ragioni delle persone assistite».
Realizzato in collaborazione con la Scuola Holden, l’Accademia di Belle Arti di Brera, il Teatro Officina, Ospedale San Gerardo di Monza e le associazioni Salute allo Specchio dell’Ospedale San Raffaele, Medicinema Italia dell’Ospedale Niguarda e Una mano alla vita, il Master nasce dunque dalla volontà di formare professionisti della Sanità in grado di operare in un contesto di cura con nuovi strumenti, anche innovativi, ma tenendo conto della sensibilità umana che non deve venire meno. «La buona medicina si basa anche sulla capacità di utilizzare al meglio la narrazione, la capacità di raccontare storie – evidenzia la docente – mentre la capacità di ascoltare le storie dei pazienti aiuta a collocare i gesti clinici della cura e al tempo stesso ad affinare la comprensione delle ragioni delle persone assistite».
Capacità di ascolto, comprensione, rispetto dei bisogni, sentimenti di resilienza conditi con un linguaggio semplice, preciso che arrivi diritto al cuore: sono questi gli elementi essenziali perché la “pillola” dell’empatia funzioni e dia i suoi benefici anche per ridurre le denunce per malpractice e la sindrome da logoramento che colpisce i medici ospedalieri. «Una parte di studio è legata alle tecniche di comunicazione – prosegue la responsabile di psicologia clinica di Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza – una parte è dedicata alla storia della medicina e all’antropologia, oltre a tutti gli insegnamenti pedagogici che offrono materie come arte e teatro».
Destinatari del corso gli operatori sanitari (medici, infermieri e OSS), « ma anche psicologi e pedagogisti», aggiunge la docente che sottolinea i vantaggi che un Master di questo tipo può offrire ad un sistema logorante e spesso al centro di tensioni con i pazienti. «La nostra è una piccola goccia in un grande mare, per agevolare la comprensione reciproca – rimarca Strepparava – nei momenti di fragilità dei pazienti e di fatica per medici e più in generale di tutti gli operatori sanitari». Le iscrizioni al 1° Master in Medical Humanities sono aperte fino all’11 aprile 2023 e le lezioni inizieranno il 26 maggio per concludersi un anno dopo.
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