L’ex presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze: «Il diritto è molto più arretrato della medicina, che non può essere ingabbiata in categorie rigide. Bisogna ripensare il rapporto tra società e scienza ed il sistema della responsabilità professionale»
Depenalizzare la colpa medica e prevedere una copertura assicurativa nazionale. Sono le due proposte di Antonio Panti, storico presidente dell’OMCeO di Firenze, che hanno sbaragliato il tema sempre attuale della responsabilità professionale.
«Non ha senso colpire l’errore medico sul piano penale – spiega Panti ai nostri microfoni – perché considerato il sistema italiano si rischiano molti anni di spese e angoscia per poi arrivare all’assoluzione». I numeri presentati recentemente al ministero della Salute indicano infatti un tasso di proscioglimento dei camici bianchi che supera il 95%. «I medici possono commettere degli errori – prosegue Panti – e stiamo facendo di tutto perché la sicurezza del paziente venga sempre al primo posto ed il rischio clinico sia ridotto il più possibile. Ed è ovvio che di fronte ad un danno sia necessario un risarcimento, che anzi dovrebbe essere più snello e semplice da ottenere, magari attraverso dei sistemi di mediazione immediatamente attuabili. Tuttavia, ritengo che penalizzare l’errore medico non abbia nessuno scopo pratico, che si può ottenere solo formando il medico che lo ha commesso e magari dandogli delle sanzioni sul piano contrattuale».
C’è poi un altro aspetto che, secondo Antonio Panti, va tenuto in considerazione: «Il diritto è molto più arretrato rispetto alla medicina. Non è possibile ingabbiare in categorie giuridiche, quindi molto rigide e molto rigorose, una materia come la nostra, che invece necessiterebbe di una Legge diversa caso per caso. Si tratta, in fondo, di pensare ad un diverso rapporto tra la società e la scienza, e dobbiamo ripensare completamente il sistema».
Uno stravolgimento che, a detta dell’ex presidente dell’Ordine di Firenze, deve passare attraverso «la previsione di una copertura assicurativa nazionale, come avviene in Francia. È evidente che un giovane ginecologo, neonatologo o ortopedico si trovi in difficoltà a pagare 15-20mila euro l’anno di assicurazione, e allora finisce per ricorrere alla medicina difensiva». Gli alti costi delle assicurazioni per i camici bianchi, e specialmente per quegli specialisti ritenuti più a rischio, sono infatti senz’altro uno dei nodi da sciogliere. Le difficoltà che spesso incontrano nel trovare una compagnia assicurativa sono sotto gli occhi di tutti, senza considerare che anche i medici dipendenti che pensano di essere coperti dalla polizza della struttura possono invece essere chiamati in causa.
«Sono partito da una provocazione – conclude Panti – ma dietro c’è un ragionamento serio che va incontro sia alle esigenze dei cittadini, che hanno diritto ad un giusto risarcimento immediato se subiscono un danno, sia a quelle dei medici, che non vengono riabilitati con lunghi processi o contravvenzioni, ma formandoli alla professione».
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