A pochi mesi dall’esame di abilitazione all’esercizio della professione medica, il MIUR non ha ancora dato informazioni sulle modalità della prova, che dovrebbe prevedere le modifiche introdotte dall’ex ministro Valeria Fedeli, impossibili da attuare per l’anno accademico in corso. FederSpecializzandi: «CdM ha inserito proroga in Decreto Calabria, che verrà discusso il 18 aprile»
A luglio potrebbe crearsi un sotto-imbuto formativo e il numero di medici candidati al concorso per accedere alle scuole di specializzazione potrebbe essere inferiore alle aspettative. L’esame di abilitazione all’esercizio della professione previsto per il prossimo luglio dovrebbe infatti essere diverso dai precedenti, applicando le modifiche introdotte dall’ex ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli: non più un test costituito da 180 domande a risposta multipla selezionate da un database reso noto ai candidati 60 giorni prima della prova, ma una prova scritta con domande formulate ex-novo da una commissione di presidenti dei corsi di laurea appositamente nominata, dunque non più estrapolate da un archivio noto.
Tuttavia, adeguare le modalità del nuovo esame alla struttura del corso di laurea in corso è impossibile, e il governo ha tentato più volte di prevedere una proroga all’applicazione delle nuove regole, ma senza successo. Un nuovo tentativo è rappresentato dall’inserimento della proroga nel cosiddetto “Decreto Calabria” che verrà discusso il 18 aprile. «Ma per adesso regna l’incertezza – ci spiega il presidente di FederSpecializzandi Stefano Guicciardi, che si è fatto portavoce delle istanze degli aspiranti medici – e se la proroga non venisse accolta, i laureati tra febbraio e marzo 2019 affronteranno un test di cui non si sa nulla, e molti potrebbero non superarlo. Senza l’abilitazione non potranno accedere alla specializzazione e si scontreranno con un altro muro. La partita della laurea abilitante, che è una partita importante, è stata giocata male».
Una notizia preoccupante, se si tengono in considerazione gli allarmi sulla carenza di specialisti che nei prossimi anni rischia di svuotare le corsie dei nostri ospedali. «Chiediamo al MIUR di dare informazioni chiare a chi affronterà l’abilitazione a luglio – prosegue Guicciardi – perché i colleghi vogliono sapere cosa accadrà e come prepararsi al test».
Gli aspiranti medici hanno creato anche un gruppo sui social e organizzato tweet e mail bombing ai ministeri competenti, ed evidenziano che, in assenza di una proroga, si creerebbero delle differenze di trattamento tra chi si è laureato nello stesso anno accademico ma in sessioni diverse: i laureati di luglio e ottobre si sono abilitati in febbraio con il test “vecchio”, mentre chi si è laureato in febbraio/marzo, pur essendo nello stesso anno accademico, rischia di essere il banco di prova della nuova modalità.
«Il mancato rispetto delle tempistiche unito all’assenza di comunicazioni ufficiali da parte del Ministero è inammissibile: migliaia di neolaureati brancolano nel buio di fronte a questo silenzio. Chiediamo quindi – conclude la Federazione – che la proroga venga approvata dal prossimo Consiglio dei Ministri e che vengano pubblicate note ufficiali di aggiornamento da parte del MIUR che diano risposte immediate ai neolaureati sul loro prossimo futuro per permettere una corretta preparazione alla prova».