L’ultima sentenza della Corte di Appello di Roma ha portato all’assegnazione di rimborsi per 12 milioni di euro per i camici bianchi tutelati dal network legale Consulcesi. «Lo Stato è obbligato al risarcimento perché ha violato la giurisprudenza dell’Unione europea e dell’Italia», sottolinea l’avvocato. La materia è anche oggetto di un Master alla Luiss
Il riconoscimento di un diritto negato è sempre un motivo di gioia e soddisfazione. Sentimenti che hanno provato i medici che hanno ricevuto all’Hotel Palatino di Roma i rimborsi per gli anni di specializzazione non retribuiti. Una causa vinta in appello dal network legale Consulcesi da sempre al fianco dei camici bianchi che dal 1978 al 2006 non hanno avuto il riconoscimento di un diritto sancito dall’Unione europea.
In totale la sentenza ha portato a rimborsi per 12 milioni di euro ad oltre 400 medici specialisti tra cui 92 di Roma e del Lazio. I medici continuano dunque a veder riconosciuto quel diritto previsto dalle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE). La sentenza di riferimento è la 5362/16 della Corte di Appello di Roma che va dunque a confermare il trend positivo a favore dei ricorrenti che solo nel 2018 si sono visti riconoscere oltre 48 milioni di euro per un contenzioso che ad oggi ha visto gli ex specializzandi tutelati da Consulcesi ottenere oltre 530 milioni di euro. Sul podio delle regioni più rimborsate troviamo il Lazio, con oltre 78 milioni, la Lombardia, che ha superato i 51 milioni, e la Sicilia che ha toccato quota 29 milioni.
«Parliamo di 300mila medici abbandonati dallo Stato che non ha attuato le direttive comunitarie, non ha rispettato gli obblighi comunitari e hanno creato dei danni a dei medici che hanno svolto dei corsi di specializzazione in Medicina non conformi alle direttive comunitarie, i cui titoli non vengono riconosciuti negli altri paesi membri e che non hanno ricevuto l’adeguata remunerazione pur essendo stata prevista dalle norme comunitarie. Siamo qui perché alcune sentenze delle Corti italiane hanno riconosciuto questi diritti e hanno risarcito i danni subiti da questi medici», commenta l’avvocato Marco Tortorella, avvocato del Gruppo Consulcesi specialista nel contenzioso tra lo Stato e gli Ex Specializzandi. «Questi medici hanno subìto un danno grave, hanno un titolo che viene considerato di serie B e in più non sono stati retribuiti. Lo Stato è obbligato al risarcimento perché ha violato la giurisprudenza dell’Unione europea e dell’Italia», spiega Tortorella che nel corso degli anni ha difeso in azioni collettive circa 100 mila medici italiani. «L’alveo giusto, la casa, dove sciogliere questo nodo è la Ue. I ricorsi in tribunale o presso la Corte di Giustizia sono un intervento estremo», ha aggiunto.
Il tema è diventato anche oggetto di un Master all’Università Luiss: «È in corso di svolgimento un master executive alla Luiss, all’Università Guido Carli, tra i relatori il professor Sergio Di Amato, già Presidente della terza sessione della Corte di Cassazione e altri docenti – commenta Tortorella – Questo è il primo Master in materia di responsabilità degli Stati per la violazione degli obblighi comunitari e sul diritto al risarcimento per i cittadini che subiscono danni a causa della violazione di questi obblighi. Un Master che si fonda su un iter giurisprudenziale sviluppato negli ultimi anni e che per la prima volta affronta in modo organico questa materia che è ancora in evoluzione».
Grande soddisfazione tra i medici che hanno ricevuto il tanto agognato assegno, al termine di un iter processuale spesso lungo ma che non li ha mai visti combattere da soli la battaglia per il riconoscimento dei loro diritti. «Sono grato a Consulcesi, la battaglia è stata lunga perché la nostra causa è iniziata nel 2002, ma come si dice, chi l’ha dura si vince – sottolinea Maurizio Ciamei, uno dei camici bianchi vincitore – La prospettiva di avere riconosciuto un diritto è la molla che ha spinto la maggior parte di noi a tener duro e fidarci dei consigli che ci sono stati dati dalla Consulcesi».
«Viene riconosciuto un diritto che aspettavamo che venisse riconosciuto, nel caso mio, da 27 anni. Ho finito la specializzazione nel 1992 – spiega Maria Rita Cassetta, Gastroenterologa – All’epoca avevo già colleghi subentranti che prendevano insieme a me l’assegno mensile di specializzazione. Sono stati anni di profonda umiliazione. Oggi sono grata a Consulcesi per il risultato che è arrivato dopo 17 anni. Considero questo un minimo riconoscimento ai sacrifici che i genitori sono stati costretti a sostenere e che avremmo potuto evitare a loro se avessimo avuto uno stipendio mensile».
«Sicuramente questi soldi aiutano – sottolinea Rosa Ferrante – Io sono pediatra di base e sicuramente qualche lavoretto a studio lo farò e aiuto anche mio marito che è dentista e deve rimettere pure lui un po’ a posto lo studio».