Il confronto con il vice-presidente Castaldo e gli eurodeputati Bartolo e Rinaldi conferma la necessità di una soluzione legislativa che permetterebbe allo Stato risparmi da reinvestire anche nella sanità pubblica. L’appello del Presidente di Consulcesi Massimo Tortorella, in vista dell’approvazione della Manovra finanziaria: «L’occasione giusta per tagliare gli sprechi e riconoscere il diritto dei medici danneggiati»
Altri 10 milioni di euro ad oltre 400 medici. Le sentenze degli ultimi mesi, ottenute dal pool di legali di Consulcesi a favore dei medici che si sono specializzati tra il 1978 ed il 2006 senza l’adeguata retribuzione, confermano l’impellenza di trovare una soluzione al contenzioso. La tardiva e poi solo parziale applicazione delle direttive comunitarie in materia espongono le casse dello Stato ad un esborso di svariati miliardi di euro che va ad aumentare, come confermano appunto le sentenze emesse in questi mesi dai Tribunali di tutta Italia e dalla Corte d’Appello di Roma. Solo Consulcesi ha già ottenuto oltre 500 milioni di euro per i professionisti tutelati e continua incessante la sua azione in Italia ed ora anche a Bruxelles, dove è stata appena inaugurata la nuova sede.
«Dalla “capitale” d’Europa daremo maggior vigore e spinta alla battaglia del diritto che stiamo combattendo insieme ai medici specialisti che hanno subito una ingiustizia che i tribunali stanno già sanando e continueranno a farlo in tutti i gradi di giudizio – spiega Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi –. Siamo da sempre convinti che l’accordo transattivo resti la soluzione migliore per chiudere una volta per tutte la vicenda. Peraltro, proprio in questo periodo in cui la manovra economica è in approvazione al Senato si dovrebbe tener conto che la transazione permetterebbe di risparmiare diversi miliardi di euro da reinvestire, magari, proprio nella sanità, come spiegato ampiamente dagli illustri relatori che hanno partecipato di recente al “II° Convegno Nazionale sull’inadempimento di direttive comunitarie e obblighi risarcitori dello Stato nell’ambito sanitario”, organizzato dall’Università Luiss. Giungiamo dunque al più presto ad una conclusione per evitare ulteriori sprechi e garantire il diritto ai medici».
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Ed anche da Bruxelles si va in questa direzione. «L’attuale assetto del Parlamento Europeo – continua Tortorella – induce realmente a pensare che possa finalmente trovare uno sbocco la vertenza di quei medici a cui lo Stato italiano ha negato il trattamento economico previsto proprio dalle direttive UE. Diversi candidati, poi eletti, si erano impegnati in prima persona a farlo, confrontandosi con una realtà che rappresenta oltre 100mila medici anche direttamente al Parlamento europeo. Tra questi, in maniera assolutamente trasversale, gli europarlamentari Pietro Bartolo (che di recente ha ottenuto il rimborso per gli anni di specializzazione non retribuiti proprio grazie a Consulcesi), Antonio Maria Rinaldi e Fabio Massimo Castaldo, hanno caldeggiato la soluzione transattiva.
Ora, grazie anche alla nostra vicinanza, possono portare con forza e autorevolezza il tema all’attenzione del Parlamento europeo, anche alla luce dell’escalation di istanze presentate ai Tribunali italiani e alla CEDU di Strasburgo. Ci aspettiamo che proprio da Strasburgo e da Bruxelles arrivi la parola fine a queste cause attraverso una transazione e che venga data ragione ai medici ricorrenti anche laddove i Tribunali italiani non hanno avuto il coraggio di farlo».
Ma quella degli ex specializzandi non è l’unica infrazione dello Stato italiano nei confronti di direttive europee. Il nostro Paese è infatti secondo soltanto a Spagna e Grecia per procedure di infrazione aperte dall’Ue. Anche in questo campo Consulcesi, forte della sua esperienza ultraventennale nell’ambito delle direttive europee non recepite dallo Stato italiano, scende in campo in favore di chiunque sia stato danneggiato da questo tipo di inosservanza, su tutti i tipi di tematiche, in particolare su quelle ambientali: ad esempio, le discariche, una procedura avviata nel 2003 per la non corretta applicazione delle direttive sui rifiuti e sui rifiuti pericolosi; o ancora sull’emergenza rifiuti in Campania, aperta nel 2007, e sulle acque reflue urbane, aperta addirittura tre anni prima; oppure quelle aperte più di recente in merito allo Stabilimento siderurgico ILVA di Taranto e sulla Xylella.
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