L’eurodeputato del M5S, Piernicola Pedicini: «La violazione delle direttive ha costi elevati, urge soluzione immediata». Sui turni massacranti: «Pieno sostegno ai medici che percorrono la strada dei ricorsi».
Prevenire è meglio che curare, è un consiglio di cui il nostro Paese dovrebbe fare tesoro. Un’Italia perennemente in ritardo, e un’Europa che, alla fine, presenta il conto. Salatissimo, dal momento che – a causa dell’inerzia dello Stato nell’adeguarsi a quelle direttive europee che prevedevano il rispetto dei turni di lavoro per i medici, e il giusto risarcimento per gli ex specializzandi dei periodi ’78 – ’93 e ’94 – 2006 – i camici bianchi ricorrono in massa alle aule dei Tribunali, che danno loro ragione.
Il risultato? Per quanto riguarda gli ex specializzandi, lo Stato – che continua a glissare sui tre disegni di legge che propongono un accordo transattivo – rischia un esborso di oltre 5 miliardi di euro. Per quanto riguarda la questione orari di lavoro, lo scorso 25 novembre è entrata in vigore la legge di adeguamento alla normativa europea. Tuttavia, pare che, in concreto, ben poco cambierà. E oltre ai risarcimenti, lo Stato deve fare i conti con un’altra problematica a questa complementare e ancora irrisolta: lo sblocco del turn over.
Sanità informazione è volata a Bruxelles per parlarne con Piernicola Pedicini, coordinatore del Gruppo EFDD (Europe of Freedom and Direct Democracy), esponente del M5S membro della Commissione Ambiente, Salute e Sicurezza alimentare del Parlamento europeo.
«L’Unione europea, su questi temi, suggerisce all’Italia che prevenire è meglio che curare, soprattutto in termini economici. Bisogna assolutamente provvedere ad adeguarsi ai principi dettati dal Parlamento europeo, perché non si può pretendere di essere Stati membri aderendo solo pro forma a questi principi, senza attuarli concretamente. Ciò che stiamo facendo, questo ritardo nell’adeguamento, ci costa solo tanto denaro. Qui c’è in ballo un diritto fondamentale del cittadino dell’Ue: il diritto alla salute, e di riflesso il diritto del personale sanitario ad essere adeguatamente formato per fornire le giuste prestazioni ai pazienti. Ricordiamoci che i medici, fin dalla fase di specializzazione, danno un contributo essenziale alla sanità ed hanno certamente diritto ad ottenere quel che è loro dovuto, e nei tempi giusti. Ecco perché questa questione va risolta in fretta».
Il premier Renzi di recente in un question time alla Camera ha ammesso che la spesa per Palazzo Chigi è aumentata a dismisura proprio a causa di questi risarcimenti. Qual è la soluzione?
«Il costo c’è nel momento in cui bisogna ottemperare a delle direttive europee disattese, viceversa c’è un risparmio nel momento in cui si risolve la questione una volta per tutte. Mi fa piacere che sia stato un intervento del M5S a sollecitare la risposta di Renzi al Parlamento. Presteremo particolarmente attenzione alla questione, non soltanto in Italia, ma in qualsiasi Stato membro dovesse sorgere questo tipo di problema».
E per quanto riguarda la questione turni massacranti, in questo momento quella dei ricorsi sembra essere l’unica strada percorribile.
«Pieno sostegno ai medici che hanno deciso di intraprendere la strada dei ricorsi per far rispettare il loro diritto. Noi, intanto, stiamo percorrendo una strada parallela, che prevede un rapporto di iniziativa promosso dal M5S in Commissione Sanità, finalizzato a contrastare gli eventi avversi in Sanità. Nell’ambito di questo rapporto di iniziativa c’è anche un paragrafo specifico in cui si chiede di smetterla con le politiche di austerity in campo sanitario, responsabili di questa problematica: riducendo i profili professionali sanitari e gli staff ospedalieri, aumenta il rischio di evento avverso. Al tempo stesso, mentre i medici nei reparti diminuiscono, il fabbisogno di cure è costante, se non crescente. Ovvio che i turni di lavoro diventano massacranti».