Oggi a Napoli consegnati assegni per altri 6 milioni di euro. Consulcesi: “Il 16 giugno nuova azione collettiva”
Sono sempre più numerosi i camici bianchi che, non avendo ricevuto il corretto trattamento economico sancito da alcune direttive europee per gli anni di specializzazione in medicina, fanno ricorso attraverso azioni collettive ed ottengono – dallo Stato – i rimborsi negati durante la scuola di formazione.
La giurisprudenza in tema è ormai consolidata e le cifre riconosciute dai Tribunali di tutta Italia sono da capogiro. Proprio in queste ore Consulcesi, la maggiore realtà italiana, e tra le principali in Europa, nell’ambito della tutela del professionista sanitario, sta consegnando a Napoli altri assegni per oltre sei milioni di euro ai camici bianchi che hanno vinto il loro ricorso a seguito delle azioni collettive intraprese.
Sul tema, Sanità Informazione ha ascoltato Maria Rosa Gaudio, specializzata in Patologia Generale, una delle migliaia di medici che hanno già ricevuto il rimborso per gli anni di scuola post-laurea.
Dottoressa Gaudio, proprio mentre parliamo, a Napoli decine di suoi colleghi stanno finalmente ricevendo gli assegni di rimborso per gli anni di specializzazione non pagati. Ci racconti lei, che ha già vissuto quest’esperienza, e conosce le sensazioni, cosa si prova.
E’ stato un momento indimenticabile, soprattutto perché era un traguardo dovuto e fortemente sperato, ma di certo non scontato, né per me né per i miei colleghi. Ho avuto la fortuna di ricevere il mio assegno nella sede dell’OMCeO di Roma, e questo ha assunto un duplice significato: la gratificazione personale, nel ricevere una somma di tutto rispetto, e la soddisfazione professionale, a nome dell’intera categoria, o meglio di quella parte di essa che per molti anni è stata trascurata, e non si è vista riconoscere l’impegno e la professionalità dimostrata.
Gli anni di specializzazione sono difficili per molti studenti, che devono conciliare lo studio con la necessità di mantenersi economicamente… Per lei che periodo è stato in questo senso?
Fortunatamente in quegli anni ero sposata, ed economicamente non avevo problematiche pressanti. Come donna, però, soffrivo del fatto di non avere la mia indipendenza economica, un punto d’arrivo importante nella vita di ognuno di noi. Ho svolto la specializzazione dai 24 ai 28 anni, e il riconoscimento di una retribuzione avrebbe senz’altro dato uno slancio diverso alla mia formazione professionale e individuale.
Le istituzioni hanno la necessità di affrontare questo problema, e infatti nel giro di pochi mesi sono stati presentati due disegni di legge per tentare un accordo transattivo…
Le istituzioni dovrebbero prendere coscienza del problema al 100%. So che c’è già un interessamento in tal senso e sono al corrente dei passi avanti che si stanno facendo , ma sarebbe bene arrivare a questa transazione quanto prima, soprattutto considerando la situazione economica in cui versa il Paese. E’ un iter che dovrebbe concludersi in modo tale da mettere d’accordo entrambe le parti, e che consenta anche allo Stato un beneficio economico.
La somma di cui ci ha parlato è arrivata – in un certo senso – inaspettata. Come pensa di utilizzarla?
Innanzitutto ho fatto ciò che ogni buona madre farebbe: un bel regalo ai miei figli! Dopodiché ho pensato al mio futuro e, visti i tempi che corrono, ho deciso di essere lungimirante e di versare parte della somma per la previdenza. Infine, ho programmato un bel viaggio estivo con la mia famiglia.
Per informazioni è a disposizione il numero verde 800 122 777 e il sito www.consulcesi.it