Lavoro e Professioni 29 Aprile 2020 08:30

Fase 2, Simeu: «Pronto soccorso a rischio caos. Si rischia una nuova emergenza»

La Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza: «Impossibile rispettare le distanze di sicurezza nelle sale d’attesa e negli spazi del Pronto soccorso perché i reparti non ricoverano i malati fino all’esito del tampone»

«Ci avviciniamo alla Fase 2 dell’emergenza Covid-19, e nei Pronto soccorso ci sarà un aumento dei pazienti non Covid, che fino ad ora hanno disertato le strutture di emergenza per timore del contagio. Percorsi separati e organizzazione delle cure basate sui nuovi modelli studiati per l’emergenza garantiscono ai pazienti di ricevere le cure più appropriate e nel minor tempo possibile». Così la Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza in una nota.

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«Tuttavia – prosegue – si rischia una nuova emergenza: tornare alla normalità non può significare tornare alla situazione di sovraffollamento del periodo pre Covid. Alle strutturali difficoltà di ricovero per la carenza di letti nei reparti di degenza, si aggiunge ora la difficoltà da parte dei reparti ad accogliere i pazienti dal pronto soccorso prima dell’esito del tampone che verifichi la negatività al virus Sars Cov 2, risultato che non si può avere normalmente in tempi brevi. Questo fenomeno porta a un rallentamento dei percorsi, creando sovraffollamento in sala d’attesa e nei locali attigui, impedendo il rispetto delle distanze di sicurezza previste per evitare il contagio».

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«Stanno arrivando da tutta Italia numerose segnalazioni su gravi problemi che si stanno verificando nei PS per l’impossibilità del rispetto delle distanze di sicurezza – denuncia Salvatore Manca, presidente nazionale Simeu – sia nelle sale di attesa che per i pazienti in attesa di ricovero o sottoposti ad accertamenti clinici. Un fenomeno in aumento causa anche la richiesta dei reparti di degenza di sottoporre i pazienti al tampone prima del ricovero. Questo fatto mette a nudo quanto già segnalato dalla Simeu – conclude – sulle gravi carenze strutturali della maggior parte dei nostri ps, amplificati dalla necessità dei percorsi differenziati per la gestione dei pazienti covid e delle altre patologie».

 

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