Lo studio legato alla principale realtà di tutela dei camici bianchi spiega a Sanità Informazione perché i professionisti hanno diritto ad un risarcimento: “Le direttive della CGUE, che si sovraimpongono al nostro ordinamento, confermano i nostri principi. Nei ricorsi punteremo su questo”
Se un medico non riesce a godere delle sue ferie per impedimenti che dipendono dal suo datore di lavoro ha diritto ad un risarcimento. Lo confermano una sentenza della Corte Costituzionale del 2013 e più pronunce della Corte di Giustizia europea del 2018. Ed è su queste basi che si fondano i ricorsi che l’avvocato Marco Croce, che fa parte della rete di studi legali creata, su tutto il territorio nazionale, da Consulcesi & Partners, sta preparando proprio in questi giorni per tutelare diversi professionisti che sono incappati in questa ingiustizia.
Avvocato Croce, il Suo studio ha già gestito diverse posizioni stragiudiziali relative al problema delle ferie non godute, e in questi giorni stanno partendo i primi ricorsi. Ci può spiegare in cosa consiste la questione e perché siete sicuri che i professionisti che vi incappano abbiano diritto ad un risarcimento?
“Il problema è che l’ordinamento sanitario – e, in generale, della pubblica amministrazione – prevede il principio dell’effettività teorica di godimento delle ferie perché, anche per comprensibili ragioni di finanze pubbliche, non esiste un favore per la traduzione del mancato godimento delle ferie in monetizzazione. C’è anzi una norma espressa che prevede il contrario, ovvero che le ferie non godute non siano monetizzabili. Detto questo, la vicenda sembrerebbe chiusa. Così non è. Il punto è che l’istituto della non monetizzabilità delle ferie va letto in coordinazione con altri principi, tant’è vero che nel 2013 la Corte Costituzionale è intervenuta proprio su questa materia. E dunque l’impossibilità di fruire delle ferie causata da un’esigenza della pubblica amministrazione sanitaria – e quindi, ad esempio, da carenze di organico, da ordini di servizio per una protratta emergenza o comunque per una espressa indicazione dell’amministrazione di non fruire delle ferie per garantire la continuità assistenziale e prestazionale – chiaramente priva il medico della possibilità di fruire delle ferie. E siccome questa mancata fruizione dipende da un’esigenza dell’amministrazione, non parliamo più di monetizzazione, ma di un danno che il medico ha subito e che si traduce in un obbligo risarcitorio in capo all’amministrazione”.
Qual è la posizione dell’Unione europea su questo problema?
“La giurisprudenza della Ue si è schierata dal lato nostro. Nel mese di novembre del 2018, quindi piuttosto di recente, ci sono state alcune pronunce – come ad esempio quella del 6 novembre da parte della Corte di Giustizia europea – che confermano esattamente questo principio, ovvero che laddove il diritto di fruire delle ferie non sia stato goduto a causa di un’esigenza del datore di lavoro, non c’è dubbio che esso debba essere tradotto in una somma di denaro per mancato godimento delle stesse. È una posizione importante perché le pronunce della Corte di Giustizia europea si sovraimpongono al nostro ordinamento. Quindi da un lato esiste il diritto costituzionale alle ferie che controbilancia la norma delle leggi finanziarie che non consentono la loro monetizzazione; dall’altro abbiamo queste pronunce, sia della Corte Costituzionale nel 2013, sia della Corte di Giustizia europea nel 2018, che ci danno ampia motivazione laddove l’impossibilità di fruire di quelle ferie sia dipesa da esigenze di servizio che hanno impedito al medico di goderne”.
Il suo studio tratta questi casi per conto di Consulcesi, di cui è partner.
“Ormai la nostra collaborazione dura da un paio di anni perché a mio avviso Consulcesi ha una visione di tutela dei medici – e, più in generale, dei professionisti della salute – moderna, molto accurata e giustamente fidelizzata su tutto il territorio nazionale perché attenta e molto poliedrica. Si occupa di tantissime esigenze dei camici bianchi e a mio avviso lo fa con correttezza e completezza”.