Il Presidente della Onlus Fiaba nella giornata nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche, che si ripete ogni anno dal 2003: «Chi va in ospedale o in uno studio medico, disabile o meno, deve entrare in un luogo facilmente accessibile. Per questo personale medico e strutture devono essere all’altezza»
Una giornata contro i limiti della disabilità, in favore di politiche di formazione e informazione che abbattano le barriere, architettoniche e mentali, che ancora resistono. È stato questo, e molto altro, il FiabaDay, la giornata nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche indetta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2003 e arrivata ormai alla sua 14esima edizione. Una giornata iniziata nella splendida cornice di Palazzo Chigi (a cui è stata aggiunto per la prima volta anche Palazzo Ferrajoli) alle 10 di domenica 2 ottobre ma che, spiega il Presidente della Onlus, Giuseppe Trieste, «continua tutto l’anno in tutte le regioni italiane. Le cabine di regia che stiamo creando nelle varie regioni italiane servono ad aumentare la qualità percepita della vita dei singoli cittadini e saranno il modello che tutti i comuni del nostro Paese possono “imitare” per creare lo stesso tipo di qualità all’interno dei loro territori».
Una qualità che passa per la riqualificazione delle città e delle strutture che la compongono, come anche «ospedali, ambulatori e studi medici: ovunque ci devono essere luoghi facilmente accessibili da tutte le persone, perché se qualcuno va in un ospedale o dal medico lo fa perché non è propriamente “in salute”. E se si trova in questa situazione l’ultima cosa che vuole è avere difficoltà ad arrivarci. Per questo la formazione a 360 gradi di tutti gli operatori della sanità è indispensabile perché ricade anche sulle persone che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale».
Ma la completa accessibilità delle città italiane è una priorità a cui devono mirare tutti: «Le barriere architettoniche – spiega ancora Trieste – non sono soltanto un problema delle persone che hanno un qualche tipo di disabilità, ma riguardano tutti, sia chi in quel posto ci vive, sia i “turisti”. Per questo motivo anche quest’anno avrà luogo il concorso nazionale per geometri, arrivato alla quinta edizione, in cui gli studenti di terzo, quarto e quinto anno saranno chiamati ad individuare un’area del territorio in cui progettare un edificio ad accessibilità globale. Hanno un anno di tempo e alla fine lo consegnano al Comune di residenza. Quest’idea consente ai giovani di fare pratica e di uscire, al momento del diploma, con una maggior consapevolezza di come affrontare le problematiche relative all’accessibilità, e al tempo stesso permette ai tecnici di rendersi conto di quanto sia importante e di come sia un bene per tutti la cultura dell’accessibilità per tutta la collettività».
«Nelle prassi di questo progetto – spiega Marco Nardini del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati – entrano anche i cittadini, che possono fare osservazioni sui progetti proposti. Questa consultazione avviene fino al 9 ottobre, dopo di ché questo gruppo di lavoro tirerà le conclusioni e redigerà questa prassi, che verrà pubblicata e resterà in vigore per cinque anni».
Presente all’evento anche Franca Biondelli, Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, che ha sottolineato come quella del FiabaDay rappresenti «un’iniziativa importante sull’abbattimento delle barriere architettoniche» perché al suo interno «si fa molta informazione e formazione. La nostra presenza – continua – come Governo e come Ministero vuole sottolineare come si stia lavorando su questo tipo di fragilità con diversi strumenti: l’osservatorio della disabilità, il piano d’azione, la quinta conferenza sulla disabilità per le persone più fragili, e tanto altro. Quindi noi dobbiamo lavorare in quel senso, soprattutto fare rete con i nostri comuni e con le Regioni, in modo da lavorare in questa direzione. Giornate come questa servono davvero a sensibilizzare e informare, e credo che qualche passo avanti grazie alle tante persone che lavorano in questo senso sia stato fatto. C’è ancora tanto da fare e noi siamo qui per lavorare insieme».