Il 77% dei cittadini desidera che il medico di famiglia sia punto di riferimento principale per la gestione della sua Salute. E’ quanto emerge dal sondaggio condotto da Ipsos, commissionato dalla Fimmg
Il 77% dei cittadini desidera che il medico di famiglia sia punto di riferimento principale per la gestione della sua Salute. E’ quanto emerge dal sondaggio condotto da Ipsos, commissionato dalla Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) per la Giornata mondiale della salute, di cui sono stati divulgati alcuni nuovi dati. Secondo il 26% dei cittadini, oggi i medici di famiglia svolgono prevalentemente una funzione amministrativa e burocratica, mentre per il 25% è una figura utile soprattutto a individuare esami di approfondimento e specialisti. Questo tipo di ruolo non è però quello che i cittadini vogliono: per ben il 77% degli intervistati, infatti, il medico di famiglia deve essere il punto di riferimento principale per la salute attraverso una presa in carico che va oltre la singola consulenza o prestazione.
I dati emersi sono omogenei in tutto il Paese, a prescindere dai contesti urbani o suburbani, dal livello di istruzione, dal reddito e dalla professione esercitata. Variano invece per le fasce di età più giovanili, dove supera di poco il 50%, mentre addirittura l’85% degli over 60 conferma la necessità di un medico di fiducia come riferimento per le proprie patologie. “Il sondaggio di Ipsos conferma che il rapporto di fiducia tra medico e paziente è lo strumento fondamentale per costruire relazioni di cura efficaci”, commenta Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg. “Essere punto di riferimento per la salute significa essere il punto di riferimento del Servizio Sanitario Nazionale, nonostante un sistema burocratizzato che diventa ostacolo per la relazione stessa tra medici e pazienti. Il fatto che gli stessi cittadini che vedono il loro medico alle prese con beghe amministrative o come meri trascrittori di esami e visite specialistiche – continua – abbiano ben chiaro quale deve essere il nostro ruolo, significa che i cittadini stessi chiedono per il proprio medico meno burocrazia e più tempo di cura“.
“L’evoluzione dell’organizzazione territoriale va verso questa precisa direzione: lasciare al personale di studio gli atti di pertinenza non medica per recuperare tempo, risorse e competenze per l’ascolto del paziente, per completare la visita anche avvalendosi della diagnostica di primo livello, per comunicare e concertare in maniera efficace le scelte diagnostiche e terapeutiche con il paziente”, sottolinea Scotti. “Siamo convinti che solo questo processo di investimento per una evoluzione della medicina di famiglia possa essere utile a rinforzare e trasferire la fiducia che i pazienti ripongono in noi, quali loro punti di riferimento, rivalutando il loro giudizio di tutto il Servizio Sanitario Nazionale”, aggiunge.
“I dati mostrano una chiara visione dei cittadini, che si rafforza ulteriormente quando si passa dalle valutazioni sulla realtà attuale alla situazione considerata ottimale”, aggiunge Andrea Scavo, direttore dell’Osservatorio ItaliaInsight di Ipsos che ha curato l’indagine. “Se già oggi circa metà degli italiani sceglie di affidarsi al proprio medico e di considerarlo il punto di riferimento essenziale per le questioni di salute, in un’ipotetica situazione ideale – continua – sono oltre tre su quattro gli italiani che vorrebbero instaurare un rapporto di questo tipo. Questa variazione nel passaggio dalla realtà al desiderio è emblematica di un rapporto che è forte ma che si vorrebbe ancora più stretto”.
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