Il Rettore del primo ateneo romano si mostra cauto sulla possibilità di un intervento normativo: «Le norme da un lato possono dare maggiori certezze, dall’altro rischiano di irrigidire dei processi che non sono mai uguali l’uno con l’altro»
«Avere una normativa sul fine vita da un lato può dare nuove certezze a pazienti e operatori ma dall’altro può irrigidire i processi. Per questo parlarne è fondamentale per trovare il giusto equilibrio». Eugenio Gaudio, Magnifico Rettore dell’Università La Sapienza di Roma, ha presenziato a una delle giornate più significative del corso di formazione “Il rischio clinico e la gestione del contenzioso” organizzato dai professori Paola Frati, Vittorio Fineschi, Emanuela Turillazzi in collaborazione con Consulcesi e Sanità In-Formazione.
Il tema dell’incontro è di quelli caldi: “Il fine vita fra legge 219 e sentenza della Corte Costituzionale” e tra i relatori c’era una delle caregiver più famose d’Italia, Valeria Imbrogno, compagna di Dj Fabo, il ragazzo tetraplegico e cieco che scelse di morire con il suicidio assistito in Svizzera nel febbraio 2017.
«Da tempo – sottolinea Gaudio – anche quando ero presidente del corso di laurea in Medicina e Chirurgia avevo istituito dei corsi su questo perché chi si occupa scientificamente e professionalmente di queste materie, dal bioeticista al giurista all’anestesista rianimatore, che poi sono quelli che si trovano a diretto contatto con questi casi, vengano in aula a parlarne in maniera seria ai nostri studenti e ai nostri specializzandi».
La necessità per Gaudio è avere un serio dibattito a livello scientifico perché altrimenti il rischio è quello di essere in balìa delle informazioni, non sempre precise, dei mass media: «Il pericolo è che una informazione più superficiale e generica che viene trasmessa tramite i mezzi di comunicazione di massa non dia poi spazio a chi deve vivere di queste problematiche e ha il diritto di avere una formazione corretta. Credo sia molto importante fare questi convegni, aggiornare tutta la platea medica e gli operatori di settore con le ultime novità, come le sentenze della Corte Costituzionale e della Cassazione che portano nuovi elementi di dibattito che è importante conoscere».
Gaudio però è più cauto sulla necessità di un intervento normativo sul fine vita, come invece auspicato da Valeria Imbrogno: «Il problema è dibattuto. Da un lato queste tematiche sono in realtà sempre state affrontate nella pratica medica. Ogni giorno un rianimatore che si trova in un reparto con dei posti letto limitati deve fare le sue scelte e quindi fino ad ora tutto ciò è stato affidata alla coscienza e alla scienza del medico, dell’operatore. Le norme da un lato possono dare maggiori certezze, dall’altro rischiano di irrigidire dei processi che non sono mai uguali l’uno con l’altro. È giusto dibatterne e capire quale è la via migliore nell’interesse unico del malato».
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