Pina Onotri (Smi) ribadisce le ragioni dello sciopero del 1 e 2 marzo proclamato insieme alla Simet. E Scotti ribatte la contrarietà della Fimmg: «Preferiamo essere sui tavoli a discutere e a risolvere i problemi come abbiamo fatto. Forse qualcuno intende favorire le Regioni rispetto al passaggio alla dipendenza? »
Il Sindacato Medici Italiani (Smi) ritiene insufficiente l’importo stanziato dal Governo per le famiglie dei medici deceduti causa Covid. «Il fondo, di 15 milioni di euro, destinato come risarcimento alle famiglie dei circa 400 sanitari e medici scomparsi nel corso della pandemia, quando sarà approvato, risulterà essere insufficiente e non risponderà al danno enorme della perdita di un familiare. Non vogliamo un’elemosina!» dichiara il Segretario Generale Pina Onotri.
Sanità Informazione ha interpellato Silvestro Scotti – segretario Fimmg – e Filippo Anelli – presidente Fnomceo – che hanno invitato ad abbassare i toni della protesta. Il primo, comunicando i numeri dei sindacati che vogliono proseguire con lo sciopero e ricordando che il modo migliore per onorare chi ha dato la vita per il suo mestiere è aprire gli studi. Il secondo, facendo presente come la procedura non sia consona alla pandemia pur restando un sacrosanto diritto.
Le organizzazioni sindacali Smi e Simet hanno indetto uno sciopero, con la chiusura degli ambulatori, l’1 e 2 marzo e hanno convocato una manifestazione a Roma il 2 marzo al Ministero della Salute in Lungotevere Ripa 1. Oltre a ribadire le ragioni della protesta, la Onotri aggiunge: «Le ASL non pagando i medici che scioperano l’1 e 2 marzo usino le risorse risparmiate per implementare l’indennizzo per le famiglie. L’ 1 e 2 marzo scioperiamo per veder riconosciute tutele concrete come l’infortunio sul lavoro» conclude.
Un’azione di sciopero dei medici territoriali durante lo stato di emergenza non incontra l’appoggio della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg). «Nel contratto dei medici vigente – ricorda la Federazione – è previsto che in caso di avvenimenti eccezionali gli scioperi si intendano sospesi. E lo stato di emergenza per la pandemia è in vigore fino al 31 marzo. Quanto ai numeri dello sciopero proclamato, «potrebbe riguardare 1 medico su 10 di area convenzionata, ovvero meno del 10%. La Fimmg conta più di 21mila iscritti, su un totale di circa 34.700 medici associati a sigle sindacali. I due sindacati Smi e Simet contano meno di 4 mila iscritti.
Tutte le organizzazioni sindacali concordano sugli eccessivi carichi di lavoro e sulle numerose incombenze burocratiche da evadere ogni giorno che sottraggono tempo ai pazienti. Ma il segretario Silvestro Scotti sottolinea ai microfoni di Sanità Informazione l’inopportunità di una manifestazione in questo momento, pur sposando le richieste e le lamentele dei medici di base.
«A questo sciopero si sta grande una grande rilevanza – sostiene Scotti – a prescindere da quelli che dovrebbero essere i soggetti, che poi verificheremo, parteciperanno. Le due organizzazioni che hanno dichiarato lo sciopero rappresentano circa il 10% dei sindacalizzati sotto l’8% dei medici. Stiamo parlando di un medico su 10 di quelli che appartengono ai sindacati e un medico su 12 di quelli che operano. Noi abbiamo espresso le nostre posizioni – precisa -. Condividiamo le dinamiche di cui stiamo parlando e i carichi di lavoro che sono sicuramente uno dei problemi che sta mandando in burn-out i medici ma preferiamo essere sui tavoli a discutere e a risolvere i problemi. Come abbiamo fatto, del resto, rispetto al risarcimento delle famiglie dei medici deceduti per Covid non coperte dal bonus Inail. Medici convenzionati e liberi professionisti che in questi giorni hanno ricevuto soddisfazione per un lavoro fatto dai sindacati che, invece di chiudere, aprono».
E in riferimento alla Giornata del personale sanitario, Scotti affonda: «Il segnale che avremmo dovuto dare sarebbe stato quello di aprire tutti gli studi, nel ricordo del sacrificio dei colleghi piuttosto che specularci sopra nel fare uno sciopero che mi sembra abbia ragioni non sempre condivisibili. Inoltre, non comprendo il luogo dove si svolgerà la manifestazione. Perché si fa sotto il ministro della salute e non sotto la conferenza delle regioni? Forse qualcuno intende favorire le Regioni rispetto al passaggio alla dipendenza? Lo dica chiaramente ai colleghi e si potrà aprire una discussione più ampia. Sono convinto che anche i cittadini sarebbero più dalla parte nostra che da quella dei manifestanti».
Anche il presidente della Fnomceo Filippo Anelli interviene sulla questione spiegando che la valutazione delle iniziative di sciopero è sottoposta al vaglio delle autorità preposte. «Non so se ci sarà, le procedure portano ad una valutazione complessa da parte delle autorità che sovraintende ogni sciopero. Io credo che in una fase di pandemia sia abbastanza difficile fare uno sciopero però ogni organizzazione sindacale ha libertà di farlo e se l’autorità non rileva problemi lo sciopero ci sarà» conclude.
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