Dalle “Giornate di approfondimento sulla formazione del medico” di Bari i dati e le proposte FNOMCeO in vista della fine del triennio. Il responsabile scientifico Franco Lavalle: «L’obiettivo è far entrare nella coscienza del medico la necessità di essere formato»
Per due giorni, Bari ha ospitato la punta di diamante della sanità italiana. In occasione delle Giornate di approfondimento sulla formazione del medico, rappresentanti degli Ordini dei medici, dell’Istituto Superiore di Sanità, delle società scientifiche e della medicina generale, professori universitari, magistrati e direttori generali di strutture ospedaliere si sono riuniti nell’auditorium dell’Ordine dei Medici del capoluogo pugliese. A mancare c’era solo la politica, «che è stata invitata ma che ha scelto di non confrontarsi con la professione su questi temi», come puntualizza dal tavolo Franco Lavalle, responsabile scientifico del convegno e vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Bari.
Al centro degli interventi, l’influenza di fattori quali l’economia, il diritto e il regionalismo differenziato sulla formazione e la professione medica: «Siamo partiti da una semplice domanda – spiega Lavalle -. Volevamo capire quanto questi parametri esterni influenzino la formazione e l’attività professionale del medico. Il medico che tiene presente questi elementi è il medico che il paziente si aspetta di trovarsi di fronte?».
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Al contempo, tuttavia, sono anche questi determinanti esterni ad ostacolare il raggiungimento degli obiettivi formativi da parte dei camici bianchi. «Pensiamo all’economia – spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) e presidente dell’Ordine di Bari, che ha fatto gli onori di casa –. In una stagione di tagli e di risparmi come questa, sono tante le Regioni che hanno ridotto l’offerta formativa e tagliato l’1% delle risorse da destinare alla formazione ECM. E a tutto ciò si aggiunge l’aumento dei carichi di lavoro. Ho chiesto in modo provocatorio quante persone potessero dedicare alla formazione le 4 ore previste dai contratti di lavoro. Nessuno in sala ha alzato la mano».
A detta di Anelli, dunque, qualcosa va cambiato per agevolare i professionisti nell’assolvimento dei crediti ECM: «Speriamo di poter valorizzare al più presto, all’interno della Commissione nazionale ECM, le esperienze formative che avvengono sul campo. Penso ad esempio alle discussioni e gli approfondimenti scientifici fatti dai team assistenziali nel risolvere i casi più complessi. Penso ai dossier formativi di gruppo, che possono stimolare la produzione di pacchetti formativi che aiutino i professionisti a raggiungere gli obiettivi formativi usufruendo di una serie di incentivi».
«Penso inoltre – aggiunge il presidente della FNOMCeO – che sia necessaria una riduzione delle procedure iper-burocratizzate che ostacolano il medico nell’accesso al portale Co.Ge.A.P.S. per verificare le proprie attività formative. Un problema che speriamo di riuscire a risolvere a breve, considerato che tra qualche giorno avremo finalmente dieci informatici a disposizione per sopperire a queste carenze. Infine, noi da sempre sogniamo di mettere a disposizione di tutta la classe medica l’accesso a PubMed e a tutte le riviste scientifiche. Un obiettivo importante per migliorare la qualità della formazione e consentire ai medici di avere gli strumenti per approfondire i casi più complessi».
Quel che è certo e che è emerso più volte nel corso della due giorni, è che «la formazione e l’aggiornamento continuo sono fondamentali – aggiunge il dottor Lavalle – e l’obiettivo che ci poniamo, organizzando ogni anno queste Giornate di approfondimento, è proprio quello di far entrare nella coscienza del medico la necessità di essere formato per fare al meglio il proprio lavoro nell’interesse del cittadino. Senza dimenticare che il medico si deve aggiornare per conoscere e seguire le linee guida, sulle quali, in caso di contenzioso, viene valutato».
Numerosi interventi si sono concentrati sul tema delle linee guida, facendo sorgere una serie di dubbi sintetizzati ai nostri microfoni dal presidente Anelli: «Le linee guida sono uno strumento importante per orientare il medico ma lasciando a lui la scelta finale. La legge Gelli le ha tuttavia trasformate in strumento di valutazione della responsabilità dei medici. I giudici infatti le utilizzano come parametro di riferimento e se il medico se n’è discostato dovrà spiegare il motivo. Questa trasformazione sta creando molte difficoltà, perché ha risolto un problema ai giudici creandone molti di più ai medici».