Il Presidente della Società Italiana Medicina Generale e Cure Primarie tra i massimi esperti ECM dopo oltre 10 anni nella Commissione Nazionale: «L’aggiornamento deve essere coerente con le esigenze lavorative e migliorare le prestazioni». Sui medici in ritardo: «Senza sanzioni in molti si sono adagiati, ma la svolta è un sistema premiale»
Stato e Regioni hanno raggiunto l’accordo che disciplina la formazione continua dei sanitari. Con le nuove regole lo Stato avrà il compito di definire gli standard minimi omogenei su tutto il territorio nazionale e alle Regioni toccherà l’individuazione dei requisiti ulteriori di qualità, con l’obiettivo di stimolare la competizione tra i diversi sistemi per il raggiungimento di livelli di eccellenza.
La grande novità è rappresentata dalla messa in atto del Dossier Formativo, un vero e proprio programma che ogni singolo professionista andrà a redigere all’inizio del triennio per indirizzare la propria formazione il più possibile coerentemente con le esigenze lavorative. L’obiettivo è quello di passare da un conseguimento dei crediti basato sulla quantità, ad un percorso basato sulla qualità.
«I crediti da conseguire devono essere strettamente inerenti alle varie categorie», ha spiegato Claudio Cricelli, Presidente Società Italiana Medicina Generale e Cure Primarie, a margine del convegno dell’Associazione “Dossetti” dal titolo “I vaccini: sicurezza per i cittadini, risparmio per il Ssn”. «Se il medico deve conseguire 50 punti, l’importante non è il numero, ma la coerenza di ciò che va ad apprendere. Per fare qualche esempio è importante, ora, aggiornarsi sulle nuove tecniche di comunicazione con il paziente e sui vaccini».
Io ho fatto parte della Commissione Nazionale Ecm per 10 anni – prosegue Cricelli – il Dossier Formativo l’abbiamo messo all’attenzione della Commissione nel 2003, siamo del 2017 ed è finalmente partito, ma quanto tempo è passato? L’incongruenza è che il mondo va molto velocemente mentre la situazione regolatoria e normativa procede lentamente. Questo è determinato da una immaturità della nostra cultura, non siamo ancora pronti ad inseguire la velocità con la quale soprattutto le generazioni più giovani si muovono. Per esempio, in questo mondo fatto di web e soprattutto di social, il medico dovrebbe stare al passo e gestire il lavoro anche attraverso queste possibilità. Per fare un esempio, io ho una paziente che viaggia spesso ed è capitato che mi chiedesse di farle dei controlli sfruttando skype».
«Inoltre – continua ancora il presidente della Simg – è vero che in molti medici non seguono l’aggiornamento, ma io non darei tutta la colpa a loro, in alcuni casi manca anche l’offerta formativa. Ad ogni modo risulta che tra i medici di medicina generale almeno il 70% sia in regola con l’obbligo. È vero anche che per tanti anni, nessuno ha mai voluto spingere l’obbligo fino alle estreme conseguenze, per cui in molti si sono cullati nell’attesa e non si sono rispettati i termini. È chiaro che qualcuno è rimasto un po’ indietro. Ma comunque ritengo che il miglior modo di convincere i medici a fare bene il proprio lavoro, sia quello di premiare chi questo lavoro lo fa bene».
«Per fare bene il proprio lavoro come si procede? Imparando e aggiornandosi sempre. È nell’interesse del medico migliorare le proprie prestazioni. Chi pensa che prendendo tot punti si diventa automaticamente bravi – conclude Cricelli – sta commettendo un grandissimo errore. Questo è il classico atteggiamento all’italiana, io credo sia necessario al termine di un percorso formativo chiedersi se le proprie capacità siano migliorate o se non si è fatto alcun passo. Questa è la differenza tra il pensiero italico e il pensiero ‘italidiota’».