Intervista al Generale Manfroni, comandante del Servizio Sanitario dell’Aeronautica Militare: «Preparazione generale e aggiornamento continuo sono fondamentali nella sanità militare: è necessario avere competenza multidisciplinare. Ben vengano progetti come “Sanità di Frontiera”».
«Un medico militare non sa mai di fronte a cosa si troverà, e spesso si deve confrontare con patologie diverse e a volte nuove. Deve dunque essere costantemente aggiornato»Parola del Generale Ispettore Piervalerio Manfroni, Capo del Servizio Sanitario dell’Aeronautica Militare, che ai microfoni di Sanità Informazione chiarisce perché la formazione continua del personale sanitario sia fondamentale, specialmente nelle zone di frontiera. Con il flusso costante di clandestini in arrivo sulle nostre coste, in condizioni di salute spesso disperate o comunque molto difficili, è fondamentale che il personale sanitario che lavora a diretto contatto con i migranti sia formato alla perfezione e pronto a tutto. È questa l’idea che sta alla base di un progetto come “Sanità di Frontiera”, che verrà realizzato con il coordinamento del dottor Pietro Bartolo, immagine simbolo dei medici di Lampedusa, e che ha avuto il plauso proprio del Generale Manfroni.
«Sicuramente la formazione è la base di tutte le professioni e di quella medica in particolare. La formazione acquisita si scarica sul paziente e per ottenere delle prestazioni di alto livello bisogna continuare a formarsi e informarsi per tutta la vita. Crediamo particolarmente nella difesa di questo modello di formazione e sicuramente attingiamo a tutte le risorse disponibili. Abbiamo settori su cui formarsi che curiamo particolarmente e che potremmo mettere a disposizione di tutti, come il trasporto dei malati in volo e il controllo del personale aeronavigante. È necessaria dunque una preparazione su più campi, generale, essenziale per un medico militare. Noi non sappiamo mai di fronte a cosa ci troveremo. Le specialità richieste si allargano a quelle di un solo singolo specialista e quindi è necessario avere una competenza pluridisciplinare che caratterizza particolarmente la funzione medica del medico militare».
In questo periodo il tema scottante, un problema che dura da anni e che si riaccende di settimana in settimana, è quello dei migranti. Anche in questo caso siete in prima linea ed è importante avere la corretta formazione e informazione, sia per i medici che per gli stessi cittadini.
«La difesa è in prima linea, la sanità militare anche. Ci troviamo di fronte a patologie diversificate e anche nuove e quindi avere aggiornamenti adeguati a quelle che saranno le problematiche che andremo ad affrontare sicuramente ci è utile. Le competenze richieste vanno dalla pediatria alla ostetricia, alla ginecologia e alla traumatologia. Queste iniziative sono sicuramente funzionali all’obiettivo».
L’abbiamo vista dialogare fitto con il dottor Bartolo, medico simbolo di Lampedusa. Possiamo immaginare una collaborazione, che presumo già ci sia, ma che possa rafforzarsi magari proprio in questo progetto che riguarda la FAD e “Sanità di Frontiera”?
«Io direi sicuramente di sì e anche qui esprimo la mia idea: non sappiamo mai dove arriveranno i problemi e la sanità militare in questo senso potrebbe essere un’ottima integrazione al Servizio sanitario nazionale, per mettere a disposizione dei cittadini un servizio sempre più efficiente. Noi siamo anche nel settore pubblico e sicuramente siamo disponibili a collaborare con chiunque. Il dottor Bartolo lo ha accennato, ciò che ci caratterizza è l’operare in prima linea e avere esperienza diretta delle novità che arrivano».