L’obiettivo comune è tagliare i tempi morti (circa una anno) tra la laurea e l’accesso alla formazione specialistica. Buonauro (SIGM): «Un primo passo per scrollarci di dosso un triste primato»
Tagliare i tempi morti e riuscire ad accedere alle scuole di specializzazione non appena laureati. O, almeno, poterci provare. Sono questi gli obiettivi portati al primo tavolo tecnico sulla laurea abilitante in Medicina presso il Ministero dell’Istruzione, rilanciato nei giorni scorsi dalla FNOMCeO e dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN).
L’idea della laurea abilitante trova un sostanziale accordo, almeno nell’impostazione di partenza, tra i partecipanti al tavolo. Un segnale importante di comunione di intenti nel far sì che le lungaggini non necessarie, in un percorso formativo già lungo di per sé, vengano meno.
«Sicuramente togliendo i 6 – 11 mesi che in media intercorrono tra laurea e abilitazione si farebbe un primo passo per scrollarci di dosso un triste primato, cioè che in Italia si inizia la specializzazione molto più tardi che negli altri Paesi». E’ il commento di Agostino Buonauro, vicepresidente SIGM, l’associazione dei giovani medici che già da tempo si era fatta portavoce di questa istanza: «Già in passato la nostra associazione ha sostenuto con forza il fatto che non ci debbano essere queste perdite di tempo tra la laurea e l’abilitazione ma è possibile accorciare i tempi rendendo la laurea abilitante, inserendo nel percorso formativo del corso di laurea i tirocini. Siamo contenti – continua il vicepresidente SIGM – che sia stata finalmente avviata questa procedura. Bisogna capire che il corso di laurea in Medicina è già abbastanza lungo (6 anni) e più che aggiungere altro tempo vanno potenziati gli ultimi tre anni per la formazione e per il tirocinio».
E sarebbe proprio il ricomprendere il tirocinio professionalizzante nel secondo semestre dell’ultimo anno di corso la chiave di volta per la realizzazione della proposta. «L’esame di laurea e quello abilitante potrebbero svolgersi addirittura nell’arco della stessa giornata o comunque a brevissima distanza tra loro, come peraltro già accade per altre professioni sanitarie» suggerisce Luigi Conte, segretario nazionale FNOMCeO, che in un’intervista alSole 24 Ore aggiunge: «Basterebbe un decreto ministeriale per facilitare a migliaia di giovani medici la vita e l’accesso al lavoro».
Per la prova abilitante la FNOMCeO propone l’adozione di nuovi strumenti valutativi, come un progress test per la prova scritta e la presentazione e discussione di casi clinici seguiti durante il tirocinio, ed una modifica della Commissione d’esame, con un organismo terzo di valutazione in cui ai quattro professionisti designati dall’Ordine dei medici e ai quattro nominati dalla facoltà di Medicina se ne affianchino uno indicato dal ministero della Salute e due scelti dall’assessorato alla Salute tra professionisti esperti presenti sul territorio di competenza della singola università. Il presidente della commissione per gli esami di Stato entrerebbe a far parte della Commissione di esami di laurea.
E per la tempistica? Sempre FNOMCeO propone «una prima sessione di esame con l’adempimento del tirocinio trimestrale di valutazione nei mesi di luglio, settembre e ottobre; poi a seguire, il progress test il 10 novembre, l’esame di laurea il 20 novembre e l’esame per l’accesso alle scuole di specializzazione ai primi di dicembre di ogni anno. Chi non supera il tirocinio valutativo lo ripete in gennaio, febbraio e marzo; chi invece supera il tirocinio ma non il progress test, ripete quest’ultimo in aprile e, in caso di esito positivo, accede all’esame di laurea in maggio».