Occupati virtualmente gli Ordini, nel mirino formazione e turn over. E il Sigm scrive a Renzi
La protesta dei Giovani Medici è 2.0, virtuale ma non per questo meno reale. Nei giorni scorsi, infatti, i camici bianchi in erba hanno occupato simbolicamente gli Ordini di Napoli, Roma e Modena:
un’iniziativa ad opera delle Commissioni Giovani Medici nell’ambito della campagna #noiceneoccupiamoetu, cui ha prontamente aderito la Fimmg “senza sottolineare l’appartenenza ad una sigla sindacale bensì condividendo l’interesse comune delle nuove generazioni”.
L’occupazione “in rete” si è svolta in diretta streaming, e ha visto l’intervento telefonico del presidente FNOMCeO Amedeo Bianco, cui i manifestanti hanno chiesto “un impegno per una forte presenza di giovani medici nelle commissioni degli Ordini periferici, e come parlamentare, a seguire le tematiche legate alla formazione”.
Nello specifico, le note dolenti sono la mancata programmazione dei posti disponibili alle Facoltà di Medicina e Chirurgia, la scarsa pianificazione delle borse di studio in Medicina generale e dei contratti di specializzazione rispetto al numero annuale dei laureati, l’abolizione del comma 14 dall’art 5 del Patto per la Salute sulle attività professionalizzanti dei medici in formazione per la Medicina generale. A tutto ciò si somma la richiesta di delucidazioni sulla bocciatura della proposta del doppio canale universitario-ospedaliero per la formazione specialistica, ed una sua eventuale rivalutazione nei prossimi concorsi.
E intanto il Sigm, in una lettera al premier Renzi, ha sottolineato l’assoluta necessità di mantenere il testo originale della riforma della P.A. nella parte relativa allo sblocco del turn over, con l’abbassamento dell’età pensionabile a 65 anni, l’adozione di criteri di progressione di carriera fondati sul merito piuttosto che sull’anzianità, la rimodulazione delle modalità di selezione per l’accesso alla dirigenza medica del Ssn.
E, a proposito di selezioni, l’8 agosto verrà pubblicato il bando per l’accesso alle scuole di specializzazione: il primo dell’era post decreto Carrozza.