Il Vicesegretario del Sindacato autonomo dei medici italiani spiega ai nostri microfoni quali sono le priorità su cui lavorare per diminuire le incertezze dei giovani medici, a partire dalla necessità di aumentare le borse di studio
Vicesegretario, ci troviamo agli Stati Generali del giovane medico. Quali sono le problematiche emerse da questa riunione e le soluzioni condivise?
«L’imbuto formativo è un problema grandissimo per il giovane medico. Da neo professionisti ce li troviamo a 25 o 30 anni con un’incertezza di futuro importante. Per questo lo SNAMI è a favore di un numero programmato in linea con tutte le sigle sindacali e le associazioni oggi presenti. Non siamo assolutamente favorevoli alle sanatorie perché il percorso formativo è indispensabile per un giovane medico e soprattutto per il medico del futuro. Per questo oggi lo SNAMI, insieme alle altre sigle sindacali e alle altre associazioni, chiede un aumento delle borse al fine di riassorbire questo imbuto formativo. A 25 o 30 anni non ci si può trovare con un futuro così incerto. Questo impedisce anche una progettualità della vita privata».
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Quanto pesa ancora la disparità economica tra il medico di medicina generale e gli specializzandi?
«Assolutamente tantissimo, soprattutto perché questo non permette una concentrazione che risulta fondamentale per il percorso formativo: il medico di medicina generale in formazione si ritrova a dover sopperire a questa discriminazione economica con altri lavori per poter andare avanti».
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Lei come valuta la possibilità di fare un ricorso per colmare questo gap?
«Credo che i ricorsi non siano a favore della professione, però l’incertezza di futuro e questa discriminazione economica, oltre che la scarsa e, oserei dire, scellerata programmazione che abbiamo avuto negli anni, ci hanno portato ad avere circa 10mila medici di fatto precari senza una formazione e senza una possibile occupazione dignitosa».