Intervista al Segretario SIGM Andrea Silenzi: «Fuga di cervelli all’estero allarmante, sbloccare il turn over per giovani e precari»
La giusta realizzazione per giovani specialisti e precari. Per il Segretariato Italiano dei Giovani Medici è questo l’obiettivo primario da perseguire nel 2016, affinché l’impiego stabile nel Servizio Sanitario Nazionale non sia più un traguardo utopistico alla fine di una corsa a ostacoli ma lo sbocco fisiologico di un percorso formativo.
Il concorso annunciato dal Ministero è una boccata d’aria, ma non basta. Il sistema va rivisto in maniera radicale, a cominciare da una migliore organizzazione dei concorsi di Specializzazione. Su questi temi Sanità informazione ha intervistato Andrea Silenzi, Segretario SIGM.
Per i giovani medici questo concorso annunciato dal Ministero potrebbe essere una prospettiva, ma al momento non ci sono grandi certezze, anzi…
I giovani medici aspettano da tempo uno sblocco del turn over per accedere a tutti gli effetti al Ssn. In seguito alle difficoltà a rispettare la normativa europea sugli orari di lavoro le assunzioni ci saranno, ma vincolate alla disponibilità delle singole Regioni. Il nostro auspicio è che al più presto si possa sbloccare l’entrata nel sistema dei giovani specialisti e di chi, negli anni, ha sperimentato il precariato in Sanità e aspetta la giusta realizzazione.
Non c’è il rischio di un conflitto tra chi è già dentro le strutture però con un contratto precario e chi invece ha completato con successo la sua formazione e aspira ad avere anche lui un posto nella Ssn?
Le lotte tra i giovani sono da evitare. Speriamo in un provvedimento che da un lato stabilizzi chi già da tempo opera e tiene a galla le strutture pubbliche del nostro Ssn e dall’altro dia giusti spazi a chi si è specializzato con merito. Stiamo assistendo a un preoccupante aumento della fuga di cervelli all’estero, e dobbiamo fare qualcosa per impedirlo.
Una soluzione potrebbe essere fissare delle quote all’interno del prossimo eventuale concorso?
Assolutamente sì. È bene anche non tralasciare quelle situazioni d’ombra in cui colleghi di fatto operano all’interno delle strutture ma non vengono considerati precari dalla normativa perché magari operano in libera professione.
Un tema di prossima attualità è invece quello del concorso per le specializzazioni. Qual è lo stato dell’arte e quali sono le vostre prospettive? Sappiamo che tutti gli anni c’è un grosso blocco all’ingresso anche nelle specializzazione.
Ci sono sicuramente delle criticità in primis quelle organizzative: lo scorso anno sono state più di 400 le sedi del concorso. Si deve puntare a realizzare un’unica sede nazionale o comunque macro sedi che permettano di avere standard omogeni. Non è possibile vedere piccole aule in cui i concorrenti riescono magari a collaborare perché le postazioni sono vicine rispetto invece a grandi aule dove c’è un controllo anche tra colleghi che sono quindi più tranquilli e sicuri nello svolgere la prova.
Questo come sappiamo ha portato spesso in passato a ondate di ricorsi che spesso vengono accolti con conseguenti ingressi in sovrannumero.
Erano ben chiare le difficoltà che hanno portato alla riammissione in sovrannumero nei concorsi di medicina generale, ma non sono state affrontate. E’ chiara la responsabilità di chi non ha voluto supportare quel processo di riforme.
Si aprirà un dialogo con il Miur per cercare almeno quest’anno di arrivare a migliorare le cose?
Un dialogo continuo con il Miur ma soprattutto essere al fianco dei giovani colleghi perché dalla formazione degli specializzandi di oggi deriva la qualità delle cure degli specialisti di domani.
Formazione che dovrebbe avere degli standard qualitativi adeguati. Che succede se questi parametri non sono rispettati?
Durante il percorso si dovrebbe seguire un percorso didattico professionalizzante che metta gli specializzandi al primo anno nelle condizioni di avere dei tutor che seguano le attività e quindi penso anche al rischio professionale della medicina difensiva e del rischio medico legale per poi progredire nel loro percorso. Molto spesso invece chi è in formazione viene utilizzato per coprire i buchi del sistema, e quindi avendo carenze dal punto di vista formativo, oppure prendendosi dei rischi troppo grandi. Molti casi di cronaca raccontano di specializzandi in sostituzione di personale strutturato, e a volte nelle branche chirurgiche si arriva a specializzarsi senza un numero congruo di interventi.