Il Presidente Massimo Tortorella: «La tentazione di andare a lavorare in Francia, Germania o Gran Bretagna, dove vengono offerti contratti migliori e carriere più rapide, è forte per tutti i nostri aspiranti specialisti: in Italia ci sono primari under 40? All’estero è la normalità»
«FaceApp? Ai giovani medici italiani non serve… i loro capelli diventano grigi attendendo il loro turno». Il Presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella, racconta così la campagna social lanciata sui profili Facebook e Instagram della realtà di riferimento per oltre 100mila medici italiani per tutela legale e formazione.
«Proprio in questi giorni – prosegue Tortorella – mentre sui social spopola l’applicazione che permette di farci scoprire come saremo da vecchi, uno dei temi di maggiore attualità è quello dell’imbuto formativo. Il tema è tornato alla ribalta con i nuovi test d’ingresso alle scuole di specializzazione con oltre 19mila candidati a fronte di 11mila borse finanziate». In un recente incontro con il Presidente FNOMCeO Filippo Anelli, il ministro all’Istruzione Marco Bussetti ha presentato il piano per azzerare l’imbuto formativo nei prossimi 5 anni ma nel frattempo chirurghi, odontoiatri, ginecologi, dermatologi, giovani dalle grandi speranze che sognano un lavoro in Italia sono costretti con realismo a guardare soprattutto alle opportunità che può offrire l’estero.
Secondo le stime ogni anno circa mille medici di età compresa tra i 28 e i 39 anni vanno a lavorare all’estero, ai quali si aggiungono 1.500 laureati in Medicina che optano per la frequentazione di un corso di specializzazione fuori dai confini nazionali. Dal 2005 al 2015 sono oltre 10mila, inoltre, i medici che dall’Italia hanno portato le loro competenze e la loro professionalità al servizio di altri Paesi. Andando avanti di questo passo nel 2025 mancheranno tra i 16mila e i 17mila specialisti.
«Il motivo di tutto questo? La vita del futuro medico è una vera e propria gara ad ostacoli – spiega Tortorella –. Dopo aver superato il test del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina (che, secondo le ultime notizie, dovrebbe rimaner così com’è almeno fino al 2021) deve sottoporsi ad un’altra prova, quella che gli aprirà le porte della scuola di specializzazione. Dopo altri anni di studio e pratica, superati i 30 anni per molti dei futuri pilastri del Servizio sanitario nazionale italiano sarà il momento di affrontare il blocco del turnover, contratti a tempo e precariato, stipendi inadeguati e turni massacranti: tutto questo con il costante rischio di essere denunciato pretestuosamente per presunti episodi di malpractice, che come sappiamo si risolvo al 95% dei casi con un nulla di fatto ma dopo lunghi e dispendiosi processi e dopo aver subito gogne mediatiche e social».
«I nostri giovani medici – commenta ancora presidente di Consulcesi – sono tentati dall’idea di andare a lavorare all’estero perché in Paesi come la Germania, la Francia o la Gran Bretagna gli vengono offerti contratti pluriennali e molto generosi per diventare specialisti. L’alternativa che hanno è restare in Italia e veder rallentata la loro crescita professionale da un sistema che non funziona più, ormai, da molto tempo. Le opportunità ci sono anche qui, ma se un numero così elevato di professionisti ogni anno trova situazioni lavorative migliori all’estero, un motivo ci sarà. Ma esistono primari Under 40 in Italia? All’estero è la normalità, ma qui? La situazione è allarmante e bisogna intervenire subito. Noi di Consulcesi siamo sempre al loro fianco, sicuri che aiutarli a valorizzare al meglio la loro professionalità contribuisca a mantenere a livelli d’eccellenza la qualità del nostro Servizio sanitario nazionale».