Intervista esclusiva a Costantino Troise, segretario nazionale Anaao
Mentre il Governo continua con la politica dei tagli, anche per i medici crescono le difficoltà. Tante le incombenze e le incertezze che minano la professione: ne abbiamo parlato con Costantino Troise, segretario nazionale di Anaao.
E’ un periodo buio per la sanità italiana e per i medici: la spending review ha portato al blocco degli stipendi per gli statali…
Sì, è da anni che i pesantissimi tagli stanno soffocando e riducendo i servizi ai cittadini. Ma il momento è critico anche per i professionisti dipendenti del SSN: inchiodare i salari al valore nominale del 2010 significa perdere una quota consistente di reddito professionale e previdenziale. Ciò vale soprattutto per i giovani, penalizzati da stipendi irrilevanti, con gravi perdite economiche. Per alcuni ambiti professionali il governo ha concesso delle deroghe al blocco, ma non per gli operatori della Sanità: una esclusione immeritata per un settore che garantisce un diritto fondamentale.
A carico dei medici c’è anche l’obbligo assicurativo su cui restano ancora tanti dubbi…
I medici devono fronteggiare una domanda di salute crescente, disponendo di risorse decrescenti. Ciò alimenta il contenzioso, mina la serenità professionale e avvia procedimenti costosi per il sistema. L’obbligo assicurativo per i professionisti è paradossale, in assenza di un analogo obbligo per le aziende assicurative. Il medico è esposto a un vero e proprio ricatto: polizze sempre più onerose ma al contempo sempre più avare di diritti e tutele. Per i giovani precari questo diventa un impedimento all’attività professionale, che può portarli all’esclusione dal mondo del lavoro.
La coperta è sempre più corta, e i medici fanno ricorsi per avere giustizia, avvalendosi di sentenze europee…
La cattiva abitudine del nostro governo di disattendere le direttive europee comporta necessariamente l’avvio di procedure di infrazione. Il caso degli ex specializzandi è eclatante, ma a tutti va riconosciuto il diritto a un corretto trattamento economico, e ciò ha dato il la a migliaia di altri procedimenti. Un altro fronte riguarda l’orario di lavoro: ai medici italiani non sono garantiti gli stessi diritti riconosciuti agli altri lavoratori europei – soprattutto il diritto al riposo fisiologico di 11 ore dopo ogni turno e ad un tetto settimanale di ore lavorate – e ciò ha portato la Corte di Giustizia europea a prendere provvedimenti. Il ritardo nell’applicazione della norma creerà un altro filone di contenziosi tra medici e Stato, e un altro ancora rischia di profilarsi sul precariato, che in ambito sanitario è una piaga dilagante che né Governo né Regioni appaiono intenzionati a sanare.