Rivendicano una tipologia contrattuale che permetta di integrarsi meglio nel sistema sanitario
Sette milioni e mezzo di prestazioni sanitarie erogate in un anno, di cui 683 mila per prime cure presso i 131 ambulatori diffusi sul territorio nazionale. Sono i numeri dell’ “esercito invisibile” dei medici Inail.
Sono duemila in Italia, poco meno di mille hanno il contratto di specialisti ambulatoriali e circa 500 sono Dirigenti medici con contratto di dipendenza (specialisti in medicina legale, del lavoro o fisiatria) e per la stragrande maggioranza sono iscritti all’Anmi. Il sindacato, affilato alla COSMeD, ha voluto accendere i riflettori su questa categoria nel Congresso Nazionale della scorsa settimana. Un’occasione per confrontarsi ma anche per porre con forza la necessità di potersi integrare meglio nel Sistema sanitario nazionale e regionale. “Facendo comprendere – ha sottolineato nel corso dei lavori il Segretario Nazionale, Giuseppina Salatin – di essere una concreta potenzialità per il Sistema Paese, a patto di superare le difficoltà normativo-contrattuali che hanno, sin qui, reso critico ogni effettivo sviluppo”.
Approfittando della presenza di vertici FNOMCeO e dei rappresentanti delle Commissioni Sanità e Affari sociali delle Camere, i Medici Inail hanno chiesto sostanzialmente un adeguamento del loro ruolo giuridico. “I compiti dei nostri dirigenti – ha fatto notare ancora Giuseppina Salatin – negli ultimi anni sono mutati radicalmente, ma il contratto è rimasto quello dell’area VI degli enti previdenziali. Secondo questo contratto ci sono punti di contatto con la dirigenza del Ssn, fissati con legge 222/84 e Dpr del 1997, ma, pur qualificandoci “Dirigenti” ed assumendo responsabilità importanti, non siamo la stessa cosa dei dirigenti Ssn”. In sostanza le responsabilità cozzano con il ruolo “senza titoli” del Dirigente medico Inail.
Una situazione da sanare sia per rispondere ad esigenze di funzionalità sia per l’ottimizzazione dei costi nel contesto di adeguatezza nella gestione delle risorse economiche, logistiche e umane che il Ssn si è posto come obiettivo da raggiungere. In un momento di delicata trasformazione ed evoluzione dei bisogni di salute, la sanità non può sottrarsi a questo processo di cambiamento. E per farlo sarà importante anche trovare l’adeguata dimensione per questa fetta di professionisti decisivi per gli equilibri di sostenibilità del sistema sanitario e per garantire alle future generazioni un’assistenza nazionale pubblica e universale.