Secondo l’ultimo rapporto del Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie relativo al triennio 2014-2016, solo il 54% degli operatori è in regola. Un dato che risulta particolarmente allarmante se si considera la scadenza del nuovo triennio 2017-2019
La sospensione di un odontoiatra reo di non aver adempiuto alla formazione continua ha aperto il dibattito su carenze e necessità riguardanti l’aggiornamento professionale in sanità. Secondo l’ultimo rapporto del Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie relativo al triennio 2014-2016, solo il 54% degli operatori è in regola. Un dato che risulta particolarmente allarmante se si considera la scadenza del nuovo triennio 2017-2019.
IL CASO
La sanzione è arrivata dalla Commissione Albo di Aosta guidata da Massimo Ferrero a scapito di un odontoiatra già segnalato in Francia per lo stesso motivo. Una sospensione, pur smussata da 6 a 3 mesi, ribadita in secondo grado dalla Commissione Esercenti Arti e Professioni sanitarie-CCEPS. A prevedere sanzioni per chi non si aggiorna sono la legge Lorenzin 3/2017, e prima ancora il decreto legislativo 138 del 2011 che parla di “illecito disciplinare”. Fin qui gli Ordini avevano privilegiato gli incentivi a chi frequenta i corsi ECM totalizzando i crediti del fabbisogno formativo rispetto a misure “repressive”.
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COSA SI PUÒ FARE
«La normativa in Italia c’è – spiega dalle pagine del Messaggero, Massimo Tortorella, presidente Gruppo Consulcesi – manca la sanzione. Più utile ancora sarebbe ragionare sugli incentivi: ad esempio a un medico correttamente formato si potrebbe abbassare il premio assicurativo o si potrebbe dare maggiori possibilità di avanzamento nella carriera. La formazione, inoltre, deve essere di migliore qualità. L’Italia è ai primi posti nel mondo per la sanità, bisogna tutelare questa eccellenza. In Albania, partirà la blockchain sulla formazione che certifica il percorso fatto. La sanzione all’odontoiatra è la prima di tante che arriveranno. Chi si forma ha meno probabilità di cause per responsabilità professionale»
PIÙ SANZIONI NEL 2020?
«Le sanzioni ci sono già oggi per legge, e il Codice deontologico pone la formazione continua tra i caratteri fondanti della professione, ma in tempi di carenza di personale l’applicazione delle norme ha trovato ostacoli. – Sono le parole di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) raccolte dal portale Doctor33 – Alcune aziende sanitarie non hanno adempiuto all’obbligo di somministrare ai medici i percorsi formativi da contratto, specie nel triennio 2014-16. Abbiamo rimediato incrementando l’offerta formativa e dato tempo anche quest’anno di spostare i crediti conseguiti sulle annualità precedenti. Con il 2019 si completa il triennio in corso, dal 2020 contiamo che la situazione sia normalizzata. Come Fnomceo stiamo supportando gli ordini provinciali, e fornendo gli elenchi dei medici che ancora non hanno ottemperato al fabbisogno. In passato abbiamo cercato di snellire ridondanze, concesso margini di oscillazione sui crediti da totalizzare, esentato i pensionati che non esercitano in modo continuativo ma vogliono restare iscritti all’ordine. L’anno prossimo ambiamo ad affrontare il tema del rispetto degli obblighi contrattuali nelle aziende e abbiamo istituito una Commissione di Verifica e monitoraggio degli adempimenti formativi nelle regioni; contiamo di formalizzare il passaggio con l’insediamento della nuova Commissione ECM in Agenas».
«Tra le professioni sanitarie quella medica appare la più aderente al rispetto dei fabbisogni formativi (il 54% degli iscritti Fnomceo ha raggiunto in tempo il target di crediti 2014-16 ndr). – Continua il presidente Anelli – Spesso gli iscritti ci manifestano aspetti burocratici, che vanno affrontati anche se in parte sono giustificati dalla necessità che lo stato tuteli i pazienti e i medici garantendo la qualità e la trasparenza dei processi formativi anche da speculazioni economiche».
Quanto alla sentenza, «chi non si aggiorna rischia; è automatico che un legale a seguito di una denuncia acquisisca la posizione formativa del professionista e la utilizzi in sede di contenzioso. Del resto, intraprendere una professione sanitaria vuol dire affrontare un percorso in cui aggiornarsi è fondamentale, un po’ come iscriversi a un corso di laurea dove la frequenza è obbligatoria. Non bastano per noi undici anni di formazione, si deve essere disposti ad affrontare sfide che cambiano, e a veder alzare l’asticella ogni giorno».