Parla Mirella Triozzi, responsabile nazionale Smi Dirigenza Medica: «La politica se ne frega, il medico penalizzato non ha altra strada che i ricorsi per tutelare il presente e ottenere giustizia sul pregresso»
La nuova legge c’è… ma le vecchie abitudini, si sa, sono dure a morire. Nonostante l’entrata in vigore, lo scorso 25 novembre, della normativa di adeguamento sugli orari di lavoro, si preannuncia un estenuante tiro alla fune che alla fine si ripercuoterà, inevitabilmente, sulla salute. Di tutti. Medici e pazienti.
E la cui unica soluzione si troverà, ancora una volta nelle aule dei tribunali. E la classe medica? proprio non ci sta. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Mirella Triozzi, Responsabile nazionale SMI, il sindacato della dirigenza medica, che, al momento dell’intervista, era reduce da un turno di un’intera notte su un’ambulanza. («Secondo lei, io ora sarei forse nelle condizioni di fare qualche ora extra?»)
La dottoressa porta la sua testimonianza in veste di medico, oltre che di rappresentante di categoria: «Voglio ricordare che i riposi, così come le ferie, sono un dovere del medico a cui non bisogna sottrarsi, perché è nel riposo e nella giusta concentrazione che risiede la vera qualità dell’assistenza. La Lorenzin ha detto che non volerebbe mai con un pilota che ha guidato 78 ore, così come credo non si farebbe mai curare da un medico che ha lavorato 24 ore ininterrottamente».
Con l’entrata in vigore della legge, in teoria, questo non dovrebbe succedere più. In concreto, secondo lei, cosa accadrà? «I casi sono due: o tolgono qualcosa al medico, continuando a fargli fare gli stessi turni, o tolgono qualcosa al paziente, riducendo l’assistenza, e questo è più probabile visto che i direttori generali andrebbero incontro nel primo caso a fior di multe. Realisticamente temo che alcuni servizi spariranno o avranno liste d’attesa lunghissime».
In alcune Regioni si inizia a parlare di deroghe. Come può eventualmente difendersi il medico? Abbiamo notizia di tanti medici che stanno facendo ricorso…
«La deroga è una competenza del contratto nazionale, e si è avuto un anno di tempo per farlo. Alla fine, il metodo che si è trovato è stato questo: dire ai direttori di unità operativa: “Arrangiatevi, queste sono le regole”. Molti direttori di unità operativa o fanno un torto al medico e si beccano una denuncia, o riducono e in qualche modo modificano i servizi. Non vedo alternative, e la politica se ne f…».
Come valuta il fatto che i medici hanno già iniziato a fare ricorsi in Tribunale?
«I ricorsi sono sul pregresso, e il pregresso è pieno di anomalie: medici con rapporto libero professionale costretti a timbrare un cartellino, medici a progetto costretti a fare altro, ecc. La tipologia di ricorsi riguarda il modo in cui il medico è stato penalizzato. I colleghi hanno bisogno di lavorare, ma quando capiscono che ciò che gli viene chiesto non è ciò che hanno firmato, hanno tutto il diritto di portare avanti una battaglia legale».