La presidente della Commissione d’Albo nazionale degli Igienisti Dentali Caterina Di Marco: «Una presenza maggiore nel SSN contribuirebbe a ridurre le spese terapeutiche sia per patologie odontoiatriche che sistemiche, come cardiopatie, diabete, parti pre-termine»
«Il PNRR rappresenta una imperdibile opportunità per rilanciare il SSN e i livelli essenziali di assistenza. Se ben sfruttato, può essere il momento in cui la prevenzione orale viene messa a disposizione di tutta la popolazione e, soprattutto, a beneficio degli assistiti con vulnerabilità sanitaria e sociale che raramente afferiscono alla sanità privata». È cosi che Caterina Di Marco, presidente della Commissione d’Albo nazionale degli Igienisti Dentali e Segretario della Fno Tsrm Pstrp, commenta la più grande sfida che il SSN italiano si troverà ad affrontare per i prossimi cinque anni.
L’assistenza territoriale è tra gli obiettivi primari del Recovery plan ed è proprio “accanto” ai cittadini che gli igienisti dentali vorrebbero rinforzare la loro presenza: «La nostra professione – continua Di Marco – viene esercitata prevalentemente nel settore privato, principalmente in regime libero professionale. Per questo, vorremmo puntare ad una presenza maggiore negli ospedali, nelle case di comunità e a domicilio. Soprattutto – aggiunge – per raggiungere coloro che per motivi socio-economici non hanno la possibilità di pagare una prestazione in regime libero-professionale di tasca propria».
In Italia sono 8.170 gli igienisti dentali iscritti all’Albo, la maggior parte dei quali impiegati nel settore privato. «Nel pubblico l’occupazione è ancora molto scarsa, quasi inesistente nella maggior parte delle Regioni – dice la presidente della Commissione d’Albo nazionale -. Rispetto alla popolazione, attualmente ci sono 13 igienisti dentali ogni 100 mila abitanti. Nella programmazione del fabbisogno, la categoria ha previsto ed auspica un aumento graduale fino ad arrivare a 24 su 100 mila. Questo dato potrebbe risultare ancora sottostimato e, pertanto, viene monitorato di anno in anno. L’offerta formativa è, invece, pienamente adeguata e soddisfa la richiesta della professione, con 32 sedi universitarie e 27 corsi di laurea attivi».
Aumentare la presenza di igienisti dentali impiegati nel SSN potrebbe ridurre notevolmente le spese terapeutiche sia per patologie odontoiatriche che sistemiche, come cardiopatie, diabete, parti pre-termine. «Le linee guida della Società Europea di Cardiologia hanno evidenziato che la malattia parodontale può costituire un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari, in grado di aumentarne l’incidenza, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti. La ricerca attuale – aggiunge Di Marco – mostra come il miglioramento della salute orale possa ridurre il rischio di malattia aterosclerotica, con effetti positivi preventivi su eventi cardiovascolari e cerebrovascolari».
Ancora, la relazione bidirezionale tra diabete e malattia parodontale è avvalorata da diversi studi. «L’iperglicemia ha un impatto negativo sulla salute orale, aggravando il decorso della malattia parodontale e, a sua volta, la severità della malattia parodontale influisce negativamente sul controllo glicemico. Tale associazione – sottolinea la presidente della Cdn – è così frequente che alcuni ricercatori hanno definito la parodontite come “la sesta complicanza del diabete”. Chi soffre di parodontite ha una maggiore tendenza a sviluppare il diabete. Così come, chi ha il diabete, soprattutto coloro che hanno un controllo glicemico non adeguato (diabete non compensato), hanno il doppio, se non il triplo, delle probabilità di ammalarsi di parodontite. Inoltre, i soggetti con diabete di tipo 2 (insulino-dipendenti) ammalati di parodontite, mostrano valori di emoglobina glicata (HbA1c) più alti, (mediamente +0,7%) dei pazienti parodontali, non diabetici».
La definizione di un valido protocollo di igiene orale per la gestione del paziente oncologico prima, durante e dopo le terapie è necessaria affinché questi ammalati possano salvaguardare la propria salute orale e prevenire possibili complicanze. «I trattamenti antineoplastici, quali radio e chemioterapia, oltre a colpire le cellule tumorali, possono produrre danni anche alle cellule sane, in particolare a quelle della mucosa orale, che rappresentano un target primario della tossicità correlata alle terapie oncologiche, in grado di compromettere la salute e la qualità della vita dei pazienti, fino anche a influire negativamente sul successo terapeutico», aggiunge Di Marco.
Ancora, la presenza degli igienisti dentali dovrebbe essere ampliata nell’ambito dell’educazione alla salute orale e dentale. «Determinante sarebbe la partecipazione della nostra categoria professionale ad interventi di screening nelle scuole, nonché durante i corsi pre-parto e quelli dedicati alla prima infanzia. Ugualmente fondamentale sarebbe poter intercettare delle patologie orali conseguenti alla cronicità – dice la professionista -, svolgendo interventi educativi e preventivi rivolti agli assistiti e ai caregivers, sia nelle Rsa che in ambito ambulatoriale, ospedaliero e territoriale».
E tornando al PNRR ed ai suoi punti di forza, gli igienisti dentali prevedono anche un’implementazione della telemedicina, «utile al monitoraggio dell’assistito a domicilio ed al supporto del caregiver. Anche l’adozione di una cartella clinica ambulatoriale computerizzata che dialoghi in rete – conclude Di Marco – permetterebbe una gestione integrata con le altre professioni sanitarie».
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