Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, parla la Presidente della Commissione d’Albo nazionale Caterina Di Marco: «Abbiamo elaborato un documento di posizionamento sui principi della responsabilità, della professionalità e delle competenze dell’Igienista Dentale: un atto dovuto verso i nostri iscritti». Poi la richiesta: «Servono più Igienisti nel SSN, siamo ancora pochi»
Salvaguardare le prerogative di legge della figura professionale sanitaria dell’Igienista dentale rimarcando l’erroneità del concetto di compresenza necessaria dell’Odontoiatra negli studi in cui l’Igienista dentale esercita la propria attività professionale. È questo, in sintesi, l’obiettivo del Documento di posizionamento della Commissione d’Albo degli Igienisti Dentali sul tema dell’autonomia e della responsabilità di ciascun Igienista dentale, firmato dalla neo Presidente della Commissione d’Albo nazionale Caterina Di Marco, a cui si affianca un documento analogo realizzato dalla FNO TSRM e PSTRP a firma del Presidente Alessandro Beux.
Il tema caldo è quello della sentenza del Consiglio di Stato 1703 del 2020 che ha convalidato gli atti con cui si negava l’apertura di uno studio autonomo di Igiene dentale in Emilia Romagna. Una sentenza che non convince gli Igienisti, anche alla luce della presa di posizione della Commissione Albo Odontoiatri che ha dato una interpretazione rigoristica della decisione dei Giudici amministrativi.
«La sentenza è andata un po’ oltre, secondo noi, andando a pronunciarsi anche sulla asserita necessità della presenza o meno dell’Odontoiatra in studio mentre l’Igienista dentale è al lavoro – spiega Caterina Di Marco a Sanità Informazione -. A nostro giudizio è stata data comunque un’interpretazione assolutistica e quindi distorsiva della stessa decisione dei Giudici. Abbiamo perciò elaborato un documento di posizionamento sui principi della responsabilità, della professionalità e delle competenze dell’Igienista Dentale: un atto dovuto verso i nostri Iscritti. Abbiamo anche invitato i colleghi a segnalarci le problematiche sui territori nati dalla questione».
All’orizzonte, però, le nuvole sembrano diradarsi e c’è speranza di trovare un accordo sul tema: la Presidente Di Marco ha annunciato l’avvio di un dialogo con la CAO seguito a un primo incontro avvenuto alla presenza del Presidente della FNO TSRM e PSTRP Alessandro Beux, del Presidente FNOMCeO Filippo Anelli e del Vicepresidente della CdA Nazionale Domenico Tomassi.
«Siamo ottimisti – spiega Di Marco -, stiamo dialogando con la CAO e cercando di istituire un tavolo di lavoro fra le due Commissioni d’Albo. Ecco finalmente il valore di avere un Albo. Adesso siamo una professione di pari valenza istituzionale. Abbiamo due Federazioni di pari dignità e, quindi, andremo a dialogare e a cercare una soluzione, auspicando che nel frattempo ci sia anche un chiarimento normativo».
Nel documento di posizionamento si sottolinea innanzitutto che la pronuncia del Consiglio di Stato ha posto termine ad una controversia tra le parti di quel giudizio, «senza valenza ed estensione immediata e automatica delle relative statuizioni a terzi soggetti». Poi si ricorda il percorso che hanno avuto le professioni afferenti alla Federazione TSRM e PSTRP che, dalle modificazioni introdotte dal D. Lgs. 502/1992 e dall’avvento dei profili professionali dal 1994 in poi, ha «determinato una radicale trasformazione del mondo della Salute, che ha trovato compimento con l’istituzione degli albi e Ordini delle professioni sanitarie con la legge 3/2018».
«In esito a tale iter tracciato nel tempo dal Legislatore – si legge ancora nel documento – i professionisti sanitari hanno visto riconosciuta la loro funzione di necessità sociale; tra i compiti affidati agli Ordini vi è quello di vigilare sull’indipendenza, sull’autonomia e sulla responsabilità delle professioni sanitarie e dell’esercizio professionale; si è dinanzi ad un interesse pubblico, a tutela di valori aventi rilevanza costituzionale, concretamente realizzati in ogni prestazione erogata da ciascuna figura professionale sanitaria, nel caso di specie dagli Igienisti dentali».
Infine, un richiamo puntuale alle norme che valorizzano l’esercizio autonomo della professione: «Trattandosi di professionista intellettuale ai sensi del Codice Civile (articoli 2229 e seguenti), si attende che ogni operatore sanitario sia in grado di compiere da sé, con diligenza specifica, ogni atto che rientra nella sua attività quale delineata dalla legge».
Secondo il documento «il Medico, così come l’Odontoiatra, non può ingerirsi nelle modalità di erogazione della prestazione tipica di altro professionista sanitario (in termini, Cass. Civ., Sez. Lav., 5080/2015 ed anche Cass. Pen., 2691/2018), né ha una funzione di controllo delle stesse, ancora una volta in coerenza con le previsioni della legge n. 24/2017, ove si attribuisce a ciascun operatore della salute la responsabilità connessa alle sue attribuzioni professionali. La previsione di una ingerenza del Medico o dell’Odontoiatra minerebbe in maniera evidente e drastica l’autonomia e la responsabilità propria di ciascuna professione sanitaria inquadrata in Ordini e Albi».
La sentenza del Consiglio di Stato non è l’unica priorità della neonata Commissione d’Albo Nazionale composta, oltre che dalla Presidente Caterina Di Marco, dal Vicepresidente Domenico Tomassi, dal Segretario Giuliana Bontà e dai componenti Antonia Abbinante, Maurizio Luperini, Marco Miceli, Gianna Maria Nardi, Domenico Pignataro, Enrica Scagnetto. Più che mai attuale è la richiesta di incrementare la presenza degli Igienisti Dentali all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, al momento ridotta al minimo.
«Ora vediamo che molte amministrazioni pubbliche stanno iniziando a predisporre dei contratti in varie forme per gli Igienisti nel pubblico – sottolinea Di Marco -. Ma sono ancora molto pochi. Lavoreremo anche a livello degli assetti regionali, cercando di far capire quanto sia importante la prevenzione. Nel Sistema sanitario nazionale c’è una parte di pazienti che hanno più patologie, che magari sono affetti da problemi oncologici, gli anziani nelle RSA, i pazienti sotto un certo ISEE: tutte persone che hanno necessità maggiori di cure rispetto a chi può andare nello studio privato. Se facciamo più prevenzione, siamo più vicini al paziente e facciamo risparmiare il Servizio sanitario».
«Adesso sappiamo dove possiamo andare insieme alle altre professioni sanitarie unite nella stessa Federazione – conclude Di Marco -. Abbiamo obiettivi comuni, ma anche delle questioni da risolvere insieme, in primis per la salute del cittadino. Ora abbiamo tutti gli strumenti per dialogare al meglio con le Istituzioni».
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