Tanti aspiranti medici contestano il metodo di selezione e chiedono che lo sbarramento venga fatto più avanti e per merito. Ed anche tante mamme già si informano sulla possibilità di intraprendere un’azione legale
E’ arrivato il giorno – tanto temuto e tanto atteso – della prova di accesso per la Facoltà di medicina e odontoiatria. Quei 100 minuti hanno deciso il futuro di 67 mila candidati in tutta Italia, per meno di 10mila posti disponibili. Una giornata importante che sancisce l’inizio, o la fine, di una carriera professionale. «Il numero chiuso è sempre un terno a lotto, io penso che sia una grande ingiustizia, un privilegio di pochi. Chi vorrebbe, al pari di altri, intraprendere questa professione ha le gambe tagliate da questo sistema. Superare il test non significa che si sarà dei bravi medici» sostiene una delle tante mamme che ha presenziato all’Università Sapienza di Roma in attesa del figlio impegnato nella prova d’esame.
LEGGI ANCHE: MEDICINA, È IL GIORNO DEL TEST DI INGRESSO. RETTORI AL GOVERNO: «AUMENTARE POSTI FINO A 15MILA»
A partecipare infatti, oltre gli aspiranti camici bianchi, anche genitori, fratelli e amici pronti ad infondere coraggio e fiducia. Genitori e studenti, intervistati da Sanità Informazione, sono concordi nel ritenere il numero chiuso un sistema penalizzante e ingiusto perché non “misura” la reale preparazione dei ragazzi. Molti candidati suggeriscono una scrematura più avanti, a seconda dei risultati raggiunti o pensano che una “selezione” avvenga in modo del tutto naturale nel corso dei sei anni perché non tutti hanno la stoffa per diventare medico e se ne accorgono da soli, strada facendo.
Anche le associazioni e i sindacati studenteschi ribadiscono con slogan, cori e striscioni la loro contrarietà al numero chiuso, convinti che non possa rispondere alle reali ed effettive necessità del nostro Paese in cui la carenza di medici è ormai una triste realtà. In più, moltissimi studenti riconoscono nella preparazione alla prova di accesso una diseguaglianza di base: favorisce chi ha tempo, d’estate, di studiare a discapito di chi lavora, magari per permettersi di frequentare l’Università. E ancora, il quiz selettivo agevola chi ha seguito un percorso formativo scientifico rispetto a quello tecnico o classico e chi ha alle spalle maggiori possibilità economiche per prepararsi al test con corsi di formazione privati.
Inoltre, ogni anno, i futuri medici riferiscono anomalie e irregolarità nel corso delle prove; per tutti questi motivi, nel malaugurato caso in cui l’esame andasse male, genitori e figli hanno già pronto il cosiddetto piano B: il ricorso legale – grazie al quale migliaia di studenti hanno avuto la possibilità di accedere a Medicina – o un percorso alternativo per poi ritentare il famigerato test l’anno prossimo. E sperare in un esito migliore.
LEGGI ANCHE: TEST MEDICINA, CONSULCESI: «SALTO NEL BUIO, PREVISTO BOOM DI RICORSI»