Carenza di personale e turni massacranti: emergenza ad alta quotaSoppresso anche il servizio d’urgenza “a gettone” diffuso nelle valli
Se la guardia medica nelle zone turistiche è ormai una sorta di oasi del deserto, anche trovare medici di base in montagna sta diventando sempre più difficile. Il problema è stato evidenziato, proprio negli ultimi giorni, dalla Fimmg. Attraverso il fiduciario Fabio Bortot, il maggiore sindacato in rappresentanza dei medici di famiglia, ha richiamato l’attenzione sulla carenza di camici bianchi ad alta quota dopo l’ultima grana esplosa a Belluno. Ma sono tante le località scoperte: dall’Alto Agordino, all’Alpago, al Comelico e a Gosaldo. Il problema è sostanzialmente di natura economica: ci sono infatti leggi regionali che prevedono un indennizzo per chi opera nelle zone disagiate, ma non sempre si riescono a reperire le adeguate coperture. Il gioco, dunque, della coperta troppo corta che finisce per penalizzare non solo i pazienti, ai quali non può essere garantito un adeguato livello di assistenza, ma anche gli stessi medici. La naturale conseguenza è infatti il sovraffollamento dei Pronto Soccorso dove il personale, già ridotto all’osso, si vede costretto a coprire lunghissimi turni lavorativi, sforando, e di molto, le 48 ore settimanali previste dalla direttiva europea 2003/88. Alla fine il medico, spinto dalla coscienza, finisce per andare oltre ogni limite ma, chiaramente, è una situazione che presta il fianco a troppi rischi, tra i quali anche quello che corre lo Stato sempre più esposto ad una nuova valanga di ricorsi.
La Fimmg esorta ministero della Salute e Regione a trovare una soluzione in tempi rapidi. Nel frattempo, peraltro, si è infatti creata anche un’altra problematica. Dal primo agosto in val Gardena, in val d’Ega e in val Venosta è stato soppresso il servizio di medicina d’emergenza, che aveva funzionato con ottimi risultati negli ultimi 15 anni, garantendo centinaia di interventi all’anno. In sostanza un gruppo di medici esterni, perfettamente formati ed equipaggiati con tutto il necessario per il primo soccorso (compresa la rianimazione), era sempre reperibile e veniva pagato a gettone, ovvero quando era chiamato in causa. Un servizio molto utile considerando i tempi di soccorso nell’area in questione, soprattutto nel cuore della notte quando fare alzare in volo un elicottero è più complicato ed un intervento nel giro di pochi minuti può, invece, fare la differenza. Proprio mentre si ragionavo su come estendere il primo soccorso “on demand” anche in val Badia, dove d’estate si toccano punte di 30mila persone, il servizio è stato invece cancellato totalmente per problemi normativi e contrattuali. C’è infatti una sentenza della Cassazione che non consente l’impiego di medici a chiamata e dovrebbe essere applicato il contratto nazionale. L’assessore alla Sanità della Provincia autonoma di Bolzano, Martha Stocker, si è però detta fiduciosa, dopo il confronto con i vertici dell’Azienda sanitaria, sulla possibilità di trovare un’intesa per ripristinare il servizio in tempi ragionevoli.