Il segretario del più grande sindacato dei camici bianchi risponde all’inchiesta del settimanale diretto da Maurizio Belpietro e spiega: «La situazione delle dotazioni organiche è così mal messa che l’orario che dovrebbe esser istituzionalmente destinato alla formazione viene di fatto utilizzato per attività assistenziali»
«La riduzione delle dotazioni organiche dei medici costringe i camici bianchi a consumare le ore destinate alla formazione in prestazioni. Questo rende difficile stare appresso al sistema dei crediti formativi». Carlo Palermo, Segretario Anaao Assomed, risponde così all’inchiesta di Panorama dal titolo “Medici ignoranti”, con cui il settimanale diretto da Maurizio Belpietro ha puntato l’indice contro i camici bianchi non rispettano l’obbligo della formazione continua e non raccolgono i crediti necessari per essere in regola. «Non è una questione di ignoranza. I medici, soprattutto gli ospedalieri e i dipendenti delle Asl che noi rappresentiamo, non riescono più a star dietro all’accumulo dei crediti formativi – spiega Palermo -. Bisogna ripristinare le dotazioni organiche per far rientrare finalmente la formazione come attività fondamentale» aggiunge il segretario Anaao Assomed.
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Segretario, perché tanti medici non rispettano l’obbligo ECM?
«Le ore di formazione sono 4 ogni settimana, ma vengono in realtà utilizzate per attività ordinaria, nel senso che attualmente la condizione dei medici, dal punto di vista delle dotazioni organiche, è così mal messa che l’orario che dovrebbe esser istituzionalmente destinato alla formazione viene di fatto utilizzato per attività assistenziali».
Come se ne esce da questo?
«Bisogna ripristinare le dotazioni organiche. Se manca circa il 10% della dotazione organica e poi devo stare dietro alle guardie, ai turni di sala operatoria, ai turni in Pronto soccorso, in sala parto o in terapia intensiva, consumo tutto l’orario che dovrei destinare alla formazione. È chiaro che l’unico modo per uscirne è andare a ripristinare le dotazioni organiche, far rientrare finalmente la formazione come attività fondamentale. Questo è l’aspetto negativo del massacro delle dotazioni organiche che c’è stato. Non è una questione di ignoranza. I medici, soprattutto gli ospedalieri e i dipendenti delle Asl che noi rappresentiamo, non riescono più nemmeno a star dietro all’accumulo dei crediti formativi».
Bisogna sollecitare le istituzioni?
«Lo abbiamo sottolineato anche con gli Ordini. Se si cambia politica, soprattutto occupazionale, si esce dalla situazione emergenziale che ha massacrato le dotazioni organiche in tutti questi anni. Sono dati pubblici. Si nota immediatamente che la situazione rispetto al 2009-2010 subito dopo la crisi, che era il massimo delle dotazioni organiche, è crollata. E questo ha delle ripercussioni. È chiaro che la carenza di medici specialisti ha conseguenze».
Le associazioni dei consumatori dicono di volere medici aggiornati…
«L’unico modo per andare a verificare queste cose è aver raggiunto crediti formativi. Non penso che i consumatori siano in grado di capire se l’aggiornamento è adeguato oppure no. Per capire l’aggiornamento dei medici bisogna vedere gli esiti fondamentali sull’ictus, sull’infarto miocardico, sui maggiori tumori, e se lei va a guardare questi esiti troverà l’Italia in una situazione sempre migliore rispetto alla media Ocse. Bisogna investire globalmente in sanità. Non può reggere un sistema come questo spendendo il 35-40% in meno rispetto ai Paesi con cui ci dovremmo confrontare, a partire da quelli più vicini: Francia, Austria, Svizzera, ecc. Sulle patologie serie riusciamo a garantire un livello di efficienza elevato. Noi abbiamo sempre una performance tra i primi dieci in Europa. Nonostante i medici non abbiano nemmeno il tempo di aggiornarsi».