Lavoro e Professioni 30 Giugno 2021 10:26

Infermieri di comunità e assistenti sociali in prima linea per la vera prossimità

Draoli (FNOPI): «Affronteremo insieme le nuove sfide che emergeranno per l’attuazione del PNRR. Puntiamo ad offrire un’assistenza più adeguata in aree cruciali come quelle della non autosufficienza, della disabilità e della cronicità»

di Isabella Faggiano

«Se un infermiere, lavorando a domicilio, rileva una situazione di degrado sociale dovrebbe poter allertare i servizi competenti. E, invece, troppo spesso, non conosce l’assistente sociale di riferimento territoriale. Perché, altrettanto spesso, si lavora a compartimenti stagni, senza alcuna integrazione socio-sanitaria. In altre parole, l’infermiere riconosce che c’è un bisogno di assistenza sociale, ma non sa a chi rivolgersi». È Nicola Draoli, consigliere Fnopi, la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, a descrivere una situazione paradossale e non più tollerabile.

L’alleanza socio-sanitaria

Sono queste stesse criticità ad aver spinto i direttivi del Cnoas (Consiglio Nazionale Ordini Assistenti sociali) e della Fnopi ad incontrarsi a Roma, per definire una linea di azione che metta in risalto le peculiarità, anche comuni, delle due professioni. «Sono i cittadini a dover ricomporre personalmente questa frattura, senza aiuti o percorsi chiari, bussando a cento porte diverse. E questo – sottolinea Draoli – non è più sostenibile».
Durante il loro incontro, infermieri e assistenti sociali hanno analizzato azioni mirate per uniformare la formazione continua e la policy delle due professioni, molto vicine tra loro per visione, valori, obiettivi, capacità di rispondere a modelli di salutogenesi che non sono solo biomedici.
«Infermieri e assistenti sociali, nella loro capacità di prendere in carico le persone su livelli multidimensionali- dice il consigliere FNOPI -, hanno mostrato una visione deontologica, disciplinare ed etica molto vicina».

Le proposte

Tra infermieri e assistenti sociali c’è la volontà di istituire un tavolo permanente congiunto. «Innanzitutto – spiega l’infermiere – per omogeneizzare, a livello nazionale, i percorsi di assistenza socio-sanitaria. Sarebbe necessario unificare anche il nomenclatore per evitare che ogni Regione dia nomi diversi alle medesime prestazioni e, soprattutto, che ci siano delle disparità tra i servizi offerti».

Un modello di riferimento univoco efficace ed efficiente che per essere realizzato ha bisogno di una forza lavoro adeguata. «Gli infermieri e gli assistenti sociali, come molte altre professioni sanitarie e socio-sanitarie, soffrono di un’evidente carenza di personale. Ma assumere nuovi professionisti – sottolinea Draoli – non sarà sufficienti senza mettere in atto una politica di appropriatezza per la giusta allocazione dei nuovi assunti e ricollocazione di coloro che già prestano servizio all’interno del SSN».

Il PNRR

Una sinergia nata anche per affrontare insieme le nuove sfide che emergeranno per l’attuazione del PNRR. «Nelle Case delle comunità, che il PNRR indica come principali snodi di prossimità sul territorio, ci devono essere équipe multidisciplinari con direzioni e coordinamenti contendibili, appannaggio di tutte le professioni sanitarie. Il PNRR ne stabilisce bene il contenitore, ora noi dovremo pensare al contenuto. E siamo certi che l’alleanza infermieri-assistenti sociali sia in grado di cambiare il paradigma territoriale, offrendo – conclude Draoli – un’assistenza più adeguata in aree cruciali come quelle della non autosufficienza, della disabilità, della cronicità».

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