Il disegno di legge presentato dalla senatrice M5S Barbara Guidolin consentirebbe a questi lavoratori di anticipare fino a due anni il traguardo pensionistico. Gagliano (FNOPI): «C’è voluta una pandemia così grave per far emergere l’impegno che gli infermieri da sempre pongono nell’assistenza»
Due soli articoli per una proposta di legge che può portare una svolta storica per la professione infermieristica e per gli Operatori Socio Sanitari. Parliamo del disegno di legge 2347 della senatrice M5S Barbara Guidolin che punta ad inserire le professioni sanitarie infermieristiche e la professione di operatore sociosanitario, svolte negli ambiti sanitari, sociosanitari, socio-assistenziali, socio-educativo, socio-occupazionale, tra le attività qualificate come usuranti.
Una misura attesa da tempo ma su cui neanche l’ultima legge di Bilancio è riuscita a mettere un punto: per ora OSS e infermieri vengono considerati lavori gravosi e pertanto questi professionisti possono chiedere solo l’anticipo pensionistico con 64 anni di età e 38 di contributi. Per altro, con le attuali disposizioni gli infermieri rientrano solo in via residuale tra la generalità dei lavoratori notturni, e alla fine, quelli che beneficiano effettivamente di tali previsioni sono pochi, perché l’attività usurante viene riconosciuta solo nei casi in cui i dipendenti prestino servizio per almeno sei ore del periodo notturno e per un minimo di 78 notti ogni anno. Sono poi considerati come usuranti anche quei lavori in cui l’impiego nella fascia 24 -05 è di sole tre ore, ma per un periodo di lavoro pari all’intero anno lavorativo.
«Il lavoro è usurante perché incarna entrambe le componenti fisiche e psico-emozionali legate all’assistenza – spiega a Sanità Informazione Carmelo Gagliano, componente del comitato centrale FNOPI -. L’infermiere svolge un’attività decisamente usurante per diversi motivi. Innanzitutto, perché nel suo agire di tutti i giorni, quando assiste il malato, deve impiegare una componente di impegno fisico non indifferente; infatti, si registrano tante problematiche legate ai disturbi muscolo-scheletrici, oltre al rischio infettivo, soprattutto in questo periodo: basti pensare che l’86% di tutti i sanitari che si sono contagiati per Covid sono infermieri».
Ma non meno importante è la componente emotiva e psicologica: «Questa usura è legata alla sofferenza quotidiana, al senso di impotenza che l’infermiere sperimenta quando assiste pazienti e non riesce a garantire quell’assistenza che vorrebbe e quando non riesce a raggiungere quegli obiettivi di salute che a volte non sono alla sua portata. Senza dimenticare l’usura legata alla violenza fisica subita dagli operatori, se non fisica sicuramente verbale» aggiunge Gagliano.
La legge vuole modificare l’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 67 del 2011, inserendo tra le categorie che possono esercitare il diritto per l’accesso al trattamento pensionistico anticipato il personale delle professioni sanitarie infermieristiche e gli operatori sociosanitari. Un intervento che potrebbe riguardare 330mila operatori sociosanitari che lavorano nei servizi sociosanitari pubblici, accreditati e privati e 371mila infermieri, stando alla relazione della proponente, la senatrice Barbara Guidolin.
«Il Parlamento, con questo ddl, ha la possibilità di essere vicino concretamente alle esigenze di una platea di professionisti della sanità, composta prevalentemente da lavoratrici, impiegate in attività che richiedono uno sforzo psico-fisico notevole e senza le quali malati e persone non autosufficienti non avrebbero le cure che meritano», spiega Guidolin che aggiunge: «Si tratta di un vulnus da colmare, che finora ha precluso, a differenza di altri addetti del comparto sanitario, la possibilità a questa categoria di accedere al prepensionamento in presenza dei criteri indicati dalla legge».
Con questa norma, infermieri e OSS potranno accedere alla normativa del 2011 che consente di beneficiare di un anticipo del traguardo pensionistico che può arrivare fino a due anni. «Siamo ottimisti. Stiamo sentendo attorno a noi una sensibilità da quasi tutte le forze politiche verso questo tema e siamo moderatamente fiduciosi che si arrivi al traguardo. C’è voluta una pandemia così grave per far emergere l’impegno che gli infermieri da sempre pongono nell’assistenza. In questa fase ci si è resi conto di quanto fondamentale sia la figura dell’infermiere nel gestire i bisogni di salute e di assistenza» conclude Gagliano.
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