Il sindacato lancia la campagna #Noaldemansionamento e lancia l’allarme: «Per Quota 100, ad agosto ci saranno 60-70mila infermieri in meno. Sarà una bomba per il SSN»
L’appello è rivolto più a se stessi che ad altre categorie. Il #Noaldemansionamento gridato dagli infermieri del sindacato Nursing Up è un messaggio che vuole smuovere soprattutto e prima di tutto le coscienze dei professionisti; poi, ovviamente, quelle di cittadini, medici, altri professionisti e operatori sanitari, istituzioni, politici. Troppo spesso, denuncia il sindacato, agli infermieri viene chiesto di svolgere attività e mansioni che non gli competono: rifare i letti, mandare fax, pulire i bagni, chiedere ai pazienti cosa preferiscono mangiare per cena, ritirare referti, occuparsi dei rifiuti speciali, portare campioni biologici in laboratorio. Attività che dovrebbero essere svolte dal personale di supporto, che tuttavia è carente o inesistente nella maggior parte delle strutture.
Gli infermieri inizieranno quindi a rifiutarsi di eseguire questi compiti. Ed è il presidente di Nursing Up Antonio De Palma a spiegare a Sanità Informazione perché: «Se gli infermieri vengono impiegati in attività che non gli competono, non possono garantire al cittadino l’assistenza infermieristica che deve ricevere. E se per fare altro facciamo male il nostro lavoro, prima o poi qualcuno ce ne chiederà conto. È una questione di sopravvivenza». Per spiegarlo a tutti, il sindacato ha quindi lanciato la campagna di sensibilizzazione #Noaldemansionamento ed un video cartoon che definisce il ruolo e le responsabilità dell’infermiere.
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Le testimonianze portate dai camici verdi di Nursing Up giunti a Roma da tutta Italia per l’Assemblea Nazionale sono numerose. La cornice del Santuario del Divino Amore, dove si è svolta, è pacifica, ma gli animi dei discorsi che si susseguono sono combattivi e pieni di rabbia. «Da questa Assemblea madre – spiega De Palma dal palco – dovranno nascere assemblee e iniziative locali in tutta Italia in cui raccogliere denunce ed esempi concreti di ciò che accade nelle strutture. Manderemo poi questi verbali alle aziende sanitarie così, quando andremo nei tribunali per chiedere il risarcimento dei danni che subiamo, non potranno dire di non saperne nulla».
«L’ordinamento – continua De Palma ai nostri microfoni – ha previsto che noi dovessimo svolgere la nostra attività da professionisti, per la quale veniamo formati dalle università. Ma di fatto questo ci viene impedito. Chiediamo quindi nuove assunzioni di personale di supporto, che deve farsi carico di queste attività, e che il ministero della Salute dia seguito alle previsioni di Legge: il legislatore ha deciso di riconoscere agli infermieri l’autonomia, ma poi non ha dato alle aziende e alle Regioni le indicazioni per renderla effettiva. Quindi l’organizzazione delle aziende è rimasta ad un secolo fa e gli infermieri sono massacrati perché continuano a fare anche il lavoro che facevano una volta e che non dovrebbero fare più».
E la situazione potrebbe aggravarsi quest’estate, quando le corsie vedranno l’emorragia degli infermieri e degli operatori di supporto che hanno deciso di aderire a Quota 100: «Noi prevediamo – prosegue il presidente di Nursing Up – che nel Servizio sanitario nazionale ci saranno 60-70mila infermieri in meno. Sono a rischio i livelli minimi di assistenza. Ad agosto esploderà una bomba, e chi si prenderà cura del cittadino?».
Il problema del demansionamento è stato posto da De Palma all’attenzione del sottosegretario alla Salute Luca Coletto, incontrato nei giorni scorsi: «Si è dimostrato molto vicino alle nostre problematiche – racconta De Palma – che ha già affrontato nelle vesti di assessore della Regione Veneto. Ci ha quindi detto che ne parlerà con il Ministro e prenderà concretamente in mano la situazione».
Il Sottosegretario, inoltre, avrebbe poi mostrato particolare interesse per la figura dell’infermiere di famiglia e per gli ospedali di comunità, che potrebbero rappresentare uno degli elementi fondamentali nella gestione della cronicità e del conseguente aumento della richiesta di assistenza infermieristica. «Noi riteniamo – dichiara De Palma – che si debba attivare una serie di iniziative che consentano di organizzare servizi al momento non offerti, nei quali gli infermieri e le altre professioni sanitarie vengano considerati attori».
«Bisogna precisare – aggiunge in riferimento alle polemiche nate intorno al reparto a gestione infermieristica dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso – che gli infermieri non hanno nessuna intenzione di togliere competenze e lavoro a medici e ad altri professionisti sanitari. Vogliono semplicemente fare gli infermieri, e negli ospedali di comunità o nei reparti a gestione infermieristica viene garantita esclusivamente l’assistenza infermieristica, declinata secondo le nostre competenze specifiche. Tutti noi che lavoriamo per la sanità – conclude De Palma – vogliamo semplicemente ruotare intorno alle necessità e alle esigenze del cittadino. Niente di più, niente di meno».
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