Lavoro e Professioni 10 Novembre 2021 16:37

Infermieri senza bonus da un anno, Bottega (NurSind): «Sanare ingiustizia, tra i lavoratori c’è sconforto»

Dove sono finiti i 335 milioni stanziati in Legge di Bilancio per l’indennità di specificità riservata agli infermieri? Mentre i medici hanno ricevuto la loro con lo stipendio di gennaio 2021, i colleghi aspettano da quasi un anno. NurSind dice basta e minaccia ritorsioni se non ci sarà un emendamento

Infermieri senza bonus da un anno, Bottega (NurSind): «Sanare ingiustizia, tra i lavoratori c’è sconforto»

Dopo la promessa di un’indennità accessoria per tutti i lavoratori del Pronto Soccorso sono arrivati molti ringraziamenti dalle associazioni di categoria per il Ministero della Salute. Tuttavia è stata anche occasione per richiamare l’attenzione su altre indennità promesse ai professionisti sanitari e ancora non percepite. Su questo è stato molto chiaro NurSind, il sindacato degli infermieri italiani, che in una nota ha fatto sapere che l’indennità specifica promessa proprio alla categoria nella Legge di Bilancio è in ritardo di un anno, mentre quella dei medici è già stata erogata.

A quanto ammonta l’indennità per gli infermieri

Sanità Informazione ha raggiunto il segretario Nursind Andrea Bottega, che ha spiegato qual è l’ostacolo chiedendo insieme di eliminarlo. «A ottobre dello scorso anno – racconta – durante una manifestazione a Montecitorio, il governo promise di non dimenticarsi di noi. Era in atto la seconda ondata e in Legge di Bilancio furono stanziati 500 milioni di euro per aumentare del 27% l’indennità di esclusività dei medici dallo stipendio di gennaio 2021, mentre per il personale infermieristico fu istituita un’indennità di specificità di 335 milioni di euro, la cui misura e disposizione era prevista nei contratti di lavoro». Per gli altri operatori sanitari e OSS sono stati stanziati 100 milioni di euro con indennità di tutela della salute, anche questa legata al contratto.

La clausola che la lega al contratto

Dunque la ripartizione della cifra dipende dalla conclusione dei procedimenti di contrattazione che, spiega Bottega, sono ancora in svolgimento. «Abbiamo iniziato la contrattazione circa ad agosto – specifica – ma siamo ancora a revisionare la parte del vecchio contratto per vedere che manutenzione fare, poi dobbiamo discutere sul nuovo inquadramento professionale che tutto il pubblico impiego con questa nuova tornata contrattuale deve fare. Bisogna ridiscutere tutto l’aspetto degli incarichi professionali e di organizzazione e infine la parte economica. Siamo dopo due mesi ancora alle relazioni sindacali cioè all’inizio della contrattazione perché trovare un accordo non è sempre facile. Ora però verosimilmente i tempi si allungano ed essendo la nostra una indennità legata all’accordo contrattuale non sappiamo se arriverà entro giugno o luglio».

Lo sconforto dei lavoratori

Bottega racconta di tanti lavoratori carichi di malessere e stanchezza accumulati in ore di lavoro straordinario non remunerate, ritorni precipitosi dalle ferie e nel vano tentativo di coprire le carenze di organico sia strutturali che eventuali. Come quelle dovute alla sospensione degli infermieri che rifiutano la vaccinazione anti-Covid. Incarichi che è sempre più difficile accettare di fronte alla consapevolezza che non è ancora arrivato nulla a supporto economico di quanto fatto. «Sono pochi soldi perché noi li abbiamo quantificati – continua Bottega -, 980 euro lordi mensili per l’indennità di specificità infermieristica, 650 per altri sanitari e 480 per gli operatori sociosanitari», ma sarebbero un riconoscimento per il lavoro fatto.

«La nostra proposta – spiega il segretario NurSind – è quella di un emendamento alla Legge di Bilancio dove si chiede di elargire i soldi già stanziati in attesa che il contratto faccia il suo corso. Chiediamo un segnale che fino ad oggi non abbiamo mai avuto». Il pericolo è che lo sconforto sconfigga la motivazione, Bottega racconta che sono in tanti a chiedere chiarimenti sui tempi di preavviso per andare via: chi per un anno sabatico, chi per sempre.

L’indennità in Pronto Soccorso e il pericolo di “far differenze”

Sul denaro da elargire a chi lavora in Pronto Soccorso il segretario ribadisce: «Qualsiasi denaro viene per noi è bene accetto: certo che il Pronto soccorso è la porta d’entrata, è sovraccaricato e lo vediamo spesso anche nelle cronache. Nessuno vuole andare a lavorare lì, si rischia molto. Ma non significa che altrove questo disagio non si manifesti. Se noi andiamo a specificare una singola area del dipartimento emergenza/urgenza facciamo un torto a chi lavora nelle altre. Fare le differenze è problematico, anche per quanto riguarda le aggressioni: allora a psichiatria dove non c’è un infermiere che non abbia subito qualche violenza? Difficile se il disagio è diffuso distinguere i premi».

NurSind ha minacciato scioperi se il problema dell’indennità di specificità non verrà risolto. La deputata del Pd Debora Serracchiani ha promesso di prendere in carico le richieste e, dice Bottega, anche alcuni senatori 5 Stelle hanno manifestato interesse a sanare l’ingiustizia. «Se non dovesse succedere – conclude Bottega – di fronte alla quarta ondata si è costretti ad ammettere che l’Italia manda in guerra i propri soldati con le scarpe di cartone».

 

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