Sono un giovane ortopedico che ha conseguito da poco la specializzazione. Da qualche settimana ho accettato un lavoro presso un grande struttura di traumatologia e riabilitazione del centro Italia. Il contratto che ho sottoscritto prevede tra l’altro il mio impegno ad assicurarmi in proprio per la mia responsabilità professionale, con una compagnia e secondo un […]
Sono un giovane ortopedico che ha conseguito da poco la specializzazione. Da qualche settimana ho accettato un lavoro presso un grande struttura di traumatologia e riabilitazione del centro Italia. Il contratto che ho sottoscritto prevede tra l’altro il mio impegno ad assicurarmi in proprio per la mia responsabilità professionale, con una compagnia e secondo un testo graditi alla direzione della struttura. Ho dovuto ovviamente accettare questa condizione pur vivendola come una iniqua imposizione. In aggiunta ho appreso che invece la struttura sanitaria si fa carico della assicurazione dei miei colleghi, che operano nella posizione di dipendenti. Mi trovo quindi in una situazione di piena precarietà aggravata da una remunerazione più bassa e da oneri più alti. Per questo e per altro motivi, sentendomi leso non solo economicamente ma anche nella mia personale dignità, sto prendendo in seria considerazione la proposta pervenutami da un’azienda sanitaria d’oltre alpe le cui condizioni sono nettamente migliorative in confronto alla mio attuale situazione. Le sarei grato se volesse informarmi circa la liceità del comportamento del mio attuale datore di lavoro o se comunque questo rientra nella prassi adottata dalle strutture sanitarie private.
In primo luogo le confermo che la prassi alla quale lei fa riferimento è adottata ricorrentemente dalle strutture sanitarie, aggiungo, sia private che pubbliche. Conosco strutture che impiegano fino al 70% di sanitari a partita Iva. Dal punto di vista legale sembra che si tratti di modalità del tutto legittime; nutro invece molte perplessità sulla correttezza deontologica di questa soluzione, specialmente quando questa riguarda lunghi periodi di collaborazione. Ne consegue che anche la richiesta che la struttura fa al medico di assicurarsi in proprio ed a proprie spese rientra nella pattuizione privatistica tra due parti – la struttura ed il medico – le quali formalmente (ma soltanto formalmente) si trovano in una situazione di pariteticità. Conosco giovani medici che, al fine di lavorare comunque e costruirsi un curriculum professionale, investono nella loro polizza oltre il 50% del loro emolumento. D’altra parte la struttura è mossa dalla necessità di contenere il costo della sua copertura assicurativa; essa infatti ottiene una sensibile riduzione di costo escludendo dalla sua copertura la responsabilità personale dei medici collaboratori!