La vice presidente FNOPO: «Le condizioni di isolamento sociale in cui le donne e le coppie trascorrono la gravidanza, a causa della pandemia in atto, hanno un impatto significativo sul vissuto emotivo: il disagio, se trascurato, può sfociare in depressione post-partum»
Il parto dei tanti “senza”. È così che Arianna ha definito il suo: senza il marito accanto, né visite, fiori, o festeggiamenti. Un parto in emergenza e, soprattutto, in solitudine. Condiviso solo con l’ostetrica e la ginecologa. «Le norme sulla limitazione degli spostamenti e dei contatti attivate come controllo della diffusione della pandemia hanno reso difficili quelle relazioni sociali a supporto della maternità che permettono di mitigare il senso di solitudine e inadeguatezza che, spesso, accompagna l’esperienza prima della maternità, poi della genitorialità – spiega Caterina Masé, vice presidente Federazione nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO) -. Per questo, il nostro lavoro, in questo periodo di pandemia, ha assunto una centralità ancora più importante: la responsabilità dell’ostetrica di assicurare assistenza e supporto anche emotivo è stata amplificata dall’isolamento in cui si sono trovate a vivere molte donne che hanno contratto il Covid-19 durante la gravidanza, anche a ridosso dell’evento parto».
Durante l’emergenza Covid la FNOPO ha provveduto a riorganizzare tutta la sua rete di assistenza: «Nei consultori in cui era già presente un numero adeguato di ostetriche è stato possibile assicurare accessi in sicurezza. Ma, purtroppo, sappiamo che la realtà italiana è molto disomogenea: in alcune regioni, invece di potenziare l’attività di assistenza alla gravidanza e al puerperio erogata dai consultori, l’attività è stata sospesa per dirottare il personale presso i servizi Covid». Una situazione che, ondata dopo ondata, è peggiorata a causa dell’aumento di gravide contagiate. «Stime esatte su quante donne abbiano contratto l’infezione da Covid-19 in gravidanza non ce ne sono – spiega la vice presidente FNOPO -. Ma, per esperienza diretta, posso dire che in questa ondata sono numericamente aumentate, seppur con forme asintomatiche o paucisintomatiche. Al contrario, abbiamo adeguate evidenze scientifiche per affermare che questa infezione, se contratta in gravidanza, non determina una condizione più grave e non implica un peggioramento degli indicatori ostetrico neonatali (ITOSS-ISS). Tuttavia, se la malattia si manifesta in forma grave può determinare conseguenze altrettanto severe sia per la madre che per il feto, tanto che, a volte, è necessario anticipare la nascita. Per questo, le donne in gravidanza, se non già vaccinate in precedenza contro il Covid, è bene che lo facciano durante la gestazione, seguendo le raccomandazioni ministeriali e delle principali società scientifiche di riferimento», sottolinea Masé.
Il Covid non arreca danni solo alla salute fisica: «Le condizioni di isolamento sociale in cui le donne e le coppie trascorrono la gravidanza hanno un impatto significativo sul vissuto emotivo e sembra esserci un aumento anche di quei disagi psicologici che, se trascurati, possono sfociare in depressione post-partum. Per questo – dice Masé – la FNOPO ha più volte ribadito l’importanza di assicurare la vicinanza del partner al momento del travaglio, del parto e nelle ore successive. Purtroppo, però, sappiamo che le condizioni di alcuni reparti non lo permettono». Regole ed organizzazione dei punti nascita possono variare al mutare della condizione epidemiologica in cui versa il Paese: «Ad oggi, al momento dell’accesso viene verificata la negatività del tampone Covid sia della donna, che nell’accompagnatore. In caso di positività le procedure adottate nei vari centri possono essere variabili, quindi – aggiunge la vicepresidente FNOPO – è consigliabile informarsi preventivamente su quelle in vigore in quel preciso momento, aggiornandosi ad intervelli piuttosto ristretti».
Ogni ospedale ha riorganizzato le sue attività cercando di conciliare le esigenze delle utenti con quelle di servizio per garantire un contenimento del contagio. «L’ostetrica ha cercato di favorire una diagnosi di travaglio a domicilio o in ambiente extraospedaliero – racconta Masé – così da limitare il tempo in ospedale all’effettiva fase del travaglio e parto in assenza di situazioni di patologia e favorire il rientro tempestivo a domicilio. L’utilizzo della tecnologia, di videochiamate, chat, consulti telefonici e meet, sono diventati gli strumenti con cui quotidianamente si cerca di supportare i neogenitori, filtrando le necessità di consulto in presenza. La possibilità di ricevere rassicurazione, consulti, risposte in modo tempestivo influisce in modo importante sulla percezione soggettiva della gestione delle problematiche relative alla gestione di tutti i dubbi e le problematiche che possono assalire la donna o la coppia in questo periodo. Per questo motivo, l’istituzione di linee telefoniche dedicate gestite dalle ostetriche – conclude la vice presidente FNOPO – ha rappresentato uno strumento di grande utilità».
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