Arriva il corso di autodifesa con lo Snami di Pavia. Il Segretario Salvatore Santacroce: «I medici che vengono aggrediti devono sapere individuare le zone vitali da colpire per poi scappare»
Se un medico viene aggredito, deve sapere come difendersi e come riuscire a scappare. A fronte di un aumento delle violenze subite dagli operatori sanitari, lo SNAMI di Pavia si è mobilitato organizzando un corso di autodifesa. Sono quattro pomeriggi di lezioni pratiche e teoriche tenute da un istruttore di judo jujitsu, una psicologa ed un ispettore di polizia.
«L’obiettivo del corso – spiega Salvatore Santacroce, Segretario provinciale dello Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) di Pavia – è fornire ai medici di continuità assistenziale, ed in particolare alle dottoresse che sono maggiormente esposte al rischio di subire molestie sessuali, uno strumento utile a divincolarsi da situazioni pericolose». Ovviamente non si pretende che il medico sia in condizione di «mettere al tappeto energumeni che possano attaccarli», specifica Santacroce, ma che sappia «individuare le zone vitali da colpire per poi scappare». È questo ciò che l’istruttore di judo insegna ai numerosi medici, soprattutto donne, che hanno partecipato al corso: «La cosa fondamentale è trovare il modo di riuscire a scappare e di sottrarsi all’insulto».
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«La psicologa – prosegue il segretario – fa vedere come utilizzare la paura, un sentimento positivo che allerta l’organismo e lo mette in condizione di prendere decisioni rapidamente, ed evitare l’ansia, che al contrario paralizza ed impedisce di restare lucidi. L’ispettore di polizia, invece, illustra come individuare situazioni potenzialmente pericolose e come cercare di sfuggirvi. Inoltre spiega anche quali sono le armi che si possono lecitamente portare, come ad esempio uno spray al peperoncino, un portachiavi o un coltellino da utilizzare per difendersi da un’eventuale aggressione».
La necessità di un corso di autodifesa nasce dalla «recrudescenza degli episodi di aggressione, diventati ormai una cosa all’ordine del giorno, o quantomeno se ne ha più notizia». Saper difendersi è però necessario ma non sufficiente: «Non è possibile far fare ai colleghi una guardia di notte in condizioni tale da non essere sicuri di tornare a casa sani e salvi – denuncia Santacroce -. Noi stiamo combattendo con i nostri mezzi contro questa situazione, ma poi veniamo a sapere che c’è l’intenzione, in Lombardia, di ridurre le postazioni di assistenza territoriale e di spostare quelle che rimarrebbero da luoghi presidiati a luoghi non presidiati e isolati. Esattamente il contrario di quello che prevede la normativa».
Intanto anche molti Ordini dei medici e provider di corsi di formazione si stanno mobilitando offrendo validi strumenti per individuare le situazioni di rischio, prevenire le aggressioni e affrontare la violenza. Tra questi, figura il corso FAD “Rischio aggressioni nei luoghi di lavoro”, tenuto dall’ingegner Gian Piero Trasolini e offerto dal provider ECM 2506 Sanità in-Formazione in collaborazione con Consulcesi Club.
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